Come si legge nel Silmarillion, i Balrog sono Maiar che furono attratti da Melkor, dal suo “splendore nei giorni della sua grandezza, e rimasero fedeli fino alla caduta nelle tenebre”, o che “egli corruppe in seguito al suo servizio con menzogne e doni infidi”.
Tra questi spiriti erano temibili i Valaraukar, flagelli di fuoco che nella Terra di Mezzo erano chiamati Balrog, demoni di terrore” . I Balrog compaiono ne La caduta di Gondolin, nella prima versione de “Il Silmarillion”, dove sono descritti come “demoni con fruste di fiamma e artigli d’acciaio” (il libro dei racconti perduti parte due).
In quel racconto centinaia di Balrog partecipano all’assalto di Gondolin; e l’idea che i Balrog esistessero in gran numero rimase una concezione di Tolkien almeno fino ai primi anni Cinquanta, quando Morgoth inviò “una schiera di Balrog” (Morgoth’s ring). Ma Tolkien modificò quest’ultimo passaggio in “mandò avanti i suoi Balrog, gli ultimi dei suoi servi rimasti fedeli”, e scrisse a margine: “Non si dovrebbe supporre che ne siano mai esistiti più di diciamo 3 o al massimo 7”
Il 25 aprile 1954 Tolkien scrive a Naomi Mitchison:
Il Balrog è un sopravvissuto del Silmarillion e delle leggende della Prima Era.
I Balrog, di cui le fruste erano le armi principali, erano spiriti primordiali del fuoco distruttore, servitori principali del primordiale Potere Oscuro della Prima Era. Si supponeva che fossero stati tutti distrutti nel rovesciamento di Thangorodrim, la sua fortezza nel Nord.
Ma qui si scopre che (di solito c’è un’eredità del male da un’epoca all’altra) uno è fuggito e si è rifugiato sotto le montagne di Hithaeglin (le Montagne Nebbiose). Si può osservare che solo Legolas sa di cosa si tratta – e ovviamente Gandalf.
Estratti da: A reader’s companion, a cura di Hammond & Scull
- Stella del vespro
