Peggiori erano però le notti. Calava allora un buio nero come la pece, ma proprio come la pece; così nero che non si poteva vedere niente di niente. Bilbo provò ad agitare la mano davanti al proprio naso, ma non poté vederla affatto. Forse però non è esatto dire che non potevano vedere niente: potevano vedere degli occhi. Dormivano tutti insieme, stretti l’uno all’altro, e facevano la guardia a turno; e Bilbo, quando era il suo turno, vedeva nell’oscurità attorno a loro dei luccichii, e talvolta un paio d’occhi gialli, o rossi o verdi che lo fissavano a breve distanza, poi lentamente svanivano, e lentamente tornavano a scintillare in qualche altro posto. E talvolta brillavano, rivolti in giù, proprio dai rami che lo sovrastavano; e questa era la cosa più terribile. Ma gli occhi che gli piacevano di meno erano un tipo di occhi orribili dal bulbo pallido. «Occhi di insetto,» pensò «non occhi di animali, solo che sono di gran lunga troppo grandi».

{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Mosche e Ragni, Deep forest night by mayu on DeviantArt}
-Ancalagon

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