fu una nuda fiamma, terribile nella pienezza del suo splendore

«[…] E, mentre essi guardavano, sul colle germogliarono due esili virgulti; e in quel momento il silenzio avvolse il mondo intero, né si udiva altro suono salvo il salmodiare di Yavanna. Alla melodia del suo canto, gli alberelli crebbero divenendo belli e alti, e giunsero a fiorire; e così si destarono nel mondo i due Alberi di Valinor.
[…]
Uno, maschio, aveva foglie verde scuro che sulla faccia inferiore erano come argento lucente e da ognuno dei suoi innumerevoli fiori cadeva incessantemente una rugiada di luce argentea, e il suolo sottostante era maculato dalle ombre delle sue foglie vibranti. L’altro, femmina, esibiva foglie di un verde delicato, come quello del faggio appena intagliato; i loro bordi erano di oro luccicante. Dai suoi rami dondolavano fiori in grappoli di fiamma gialla, ognuno a forma di corno scintillante che versava sul terreno una pioggia dorata; e dai boccioli di quell’albero promanavano calore e una grande luce. A Valinor l’uno era chiamato Telperion, e Silpion e Ninquelótë, e con molti altri nomi; l’altro era invece Laurelin, e Malinalda e Culúrien, e poi possedeva molti nomi adoperati nei canti.»
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«Manwë ordinò a Yavanna e a Nienna di far ricorso a tutti i loro poteri di crescita e guarigione; ed esse li indirizzarono tutti sugli Alberi. Ma le lacrime di Nienna non valsero a guarirne le ferite mortali; e a lungo Yavanna stette a cantare sola tra le ombre. Pure, proprio mentre la speranza veniva meno e il canto smoriva, Telperion alla fine produsse, da un ramo senza foglie, un unico grande fiore d’argento, e Laurelin un solo frutto d’oro.
Yavanna li spiccò; e poi gli Alberi perirono, e i loro tronchi senza vita ancora stanno in Valinor, memoriale di gioia scomparsa. Il fiore e il frutto, Yavanna li diede ad Aulë, e Manwë li santificò, e Aulë e la sua gente costruirono vasi in cui preservarne la radianza, come si narra nel Narsilion, il Canto del sole e della Luna. Quei vasi li diedero a Varda, sì che potessero diventare luminati del cielo tali da eclissare le antiche stelle […].
[…]
Isil il Chiarore, così in antico i Vanyar chiamarono la Luna, fiore di Telperion sbocciato in Valinor; e il Sole lo denominarono Anar, il Fuoco Dorato, frutto di Laurelin.
[…]
La fanciulla che i Valar scelsero tra i Maiar per guidare il vascello del Sole era chiamata Arien, e Tilion era colui che guidava l’isola della Luna. Ai tempi degli Alberi, Arien aveva atteso ai fiori d’oro dei giardini di Vána, adacquandoli con le lucenti rugiade di Laurelin; Tilion però era un cacciatore della schiera di Oromë ed era munito di un arco d’argento. Amante di questo metallo egli era, e quando voleva riposarsi, abbandonava i boschi di Oromë e, portandosi in Lórien, giaceva sognante presso gli stagni di Estë, ai raggi tremuli di Telperion; ed egli implorò che gli fosse affidato il compito di custodire per sempre l’ultimo fiore d’Argento. Più possente di lui era Arien la fanciulla, che era stata scelta perchè non aveva temuto gli ardori di Laurelin, che nessun male le facevano poiché sin dall’origine era stata uno spirito di fuoco, da Melkor non irretito né sedotto al proprio servizio. Troppo lucenti erano gli occhi in Arien perché persino gli Eldar li fissassero e, lasciando Valinor, essa abbandonò la forma e gli indumenti che a guida dei Valar ivi aveva indossato, e fu una nuda fiamma, terribile nella pienezza del suo splendore.»
{J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion (cap. I e cap IX); Immagine: “Narsilion” by LadyFullmetal su DeviantArt}
_Elendil

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