La dimora dei Valar fu distrutta, ed essi non avevano luogo in cui stare sulla faccia della Terra. Sicché si dipartirono dalla Terra di mezzo e migrarono nella Terra di Aman, la più occidentale di tutte le contrade ai limiti del mondo, poiché le sue rive occidentali davano sul Mare Esterno. Quanto ampio sia quel mare, nessuno lo sa all’infuori dei Valar; e al di là di esso si levano le Mura della Notte.
Poiché Melkor era tornato nella Terra di mezzo e ancora non potevano vincerlo, i Valar fortificarono la propria dimora e sulle rive del mare drizzarono le Pelóri, le Montagne di Aman, le più alte della Terra. E sopra tutte le Pelóri si levava la cima sulla sommità della quale Manwë pose il proprio trono. Taniquetil.
In quella terra ben custodita, raccolsero grandi provviste di luce e di tutte le cose più belle che si erano salvate dalla rovina; e molte altre più belle ancora ne fecero, e Valinor divenne persino più splendida della Terra di mezzo durante la Primavera di Arda. quando Valinor fu completata e le dimore dei Valar vi furono stabilite, nel mezzo della piana, di là dalle montagne, essi costruirono la loro città, Valmar dalle molte campane. Dinanzi alla sua porta occidentale stava un grande tumulo, Ezellohar, che è detto anche Corollairë; e Yavanna lo consacrò, e a lungo vi sedette sull’erba verde e intonò un canto di potere in cui mise ogni sua idea di cose crescenti sulla terra.
Ed ecco dal tumulo levarsi due snelli virgulti; e in quel momento il silenzio stava sul mondo intero, e altro suono non si udiva salvo il cantico di Yavanna. Alle sue note, gli alberelli crebbero e divennero belli e alti e si coprirono di fiori; e così nacquero al mondo i Due Alberi di Valinor. Di tutte le cose fatte da Yavanna, sono essi le più rinomate, e tutte le narrazioni dei Giorni Antichi si imperniano sul loro destino.
Uno, che era maschio, aveva foglie verde scuro che sulla faccia inferiore erano come argento lucente, e da ciascuno dei suoi innumerevoli fiori spioveva di continuo una rugiada di argentea luce, e il suolo sottostante era maculato dalle ombre delle sue foglie vibranti. L’altro, che era femmina, le aveva di un verde tenero come quello della betulla gemmata; e i loro bordi erano di oro baluginante. Fiori ne coprivano i rami in grappoli di fiamma gialla, ciascuno formato a guisa di corno scintillante che spandeva una pioggia d’oro sul terreno; e dai boccioli di quell’albero promanavano calore e una gran luce.
L’uno era detto Telperion, l’altro invece era detto Laurelin. Nel giro di sette ore, la gloria di ciascuno dei due alberi raggiungeva il pieno e svaniva nel nulla; e ciascuno tornava alla vita un’ora prima che l’altro cessasse di splendere. Sicché a Valinor due volte al giorno era una dolce ora di luce più tenue, quando entrambi gli alberi sbiadivano, e i loro raggi d’oro e d’argento si mescolavano, e ogni giorno dei Valar ad Aman comprendeva dodici ore e terminava con il secondo mescolarsi delle luci, allorché Laurelin stava spegnendosi e Telperion invece riaccendendosi. Ma la luce che gli alberi versavano, durava a lungo prima di essere assorbita dall’aria o inghiottita dalla terra; e le rugiade di Telperion e la pioggia che cadeva da Laurelin, Varda le conservava in grandi tinozze simili a laghi lucenti, che per tutta la terra dei Valar erano come sorgenti d’acqua e di luce. Così si iniziarono i Giorni della Felicità di Valinor; e così cominciò anche il Calcolo del Tempo.
{J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion;
A song for Yavanna, by E. Kukanova;
Trees of Valinor by Belegilgalad;
Early days by Leliumoj }
-Stella del Vespro