una graziosa pelle hobbit

«Sto bene», disse Frodo, riluttante a far toccare le sue vesti. «Ho solo bisogno di qualcosa da mangiare e di un po’ di riposo».
«No!», disse Aragorn. «Dobbiamo dare un’occhiata per vedere cosa ti hanno fatto il martello e l’incudine. Io mi meraviglio ancora di vederti in vita». Sfilò delicatamente la vecchia casacca di Frodo e la sua camicia logora, e mandò un’esclamazione di stupore. Poi si mise a ridere. La cotta d’argento scintillava innanzi ai suoi occhi come luce su di un mare increspato. La tolse con precauzione e la tenne alta, e le gemme in essa sfavillarono come stelle, ed il tintinnio degli anelli era come il gocciolare di pioggia in uno stagno.
«Guardate, amici!», chiamò. «Ecco una graziosa pelle hobbit per avvolgere un principino elfico! Se si spargesse la voce che gli Hobbit hanno simili pelli, tutti i cacciatori della Terra di Mezzo galopperebbero verso la Contea».
«E tutte le frecce di tutti i cacciatori del mondo sarebbero vane», disse Gimli, con lo sguardo pieno di meraviglia fisso sulla cotta di maglia. «È un’armatura di mithril. Mithril! Mai avevo visto o udito ricordarne una così bella! È codesta la cotta di cui parlava Gandalf? L’aveva sottovalutata. Ma fu un dono ben fatto!».
«Mi sono chiesto spesso cosa stavate facendo, tu e Bilbo, chiusi nel segreto della sua piccola camera», disse Merry. «Benedetto sia il vecchio Hobbit! Gli voglio più bene che mai. Spero che avremo modo di raccontargli l’accaduto!».

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-Ancalagon

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