siamo tutti prigionieri della stessa rete

Sopra tutta la piana, gli Elfi del Nargothrond vigilavano incessantemente; e ogni colle lungo i suoi confini era coronato di torri nascoste, e in tutti i suoi boschi e campi stavano segretamente schierati arcieri abilissimi. Precise e mortali erano le loro frecce, e nulla riusciva a passare contro la loro volontà. Ragion per cui, prima che Beren avesse fatto molta strada, ecco che di lui s’avvidero e la morte gli fu vicina. Ma, consapevole del pericolo che correva, Beren tenne sempre alto l’anello di Felagund; e, benché non scorgesse creatura vivente, a causa dell’astuzia degli acquattati, sentiva di essere osservato e più e più volte gridò forte: «Sono Beren figlio di Barahir, amico di Felagund. Portatemi dal Re!».
Per tale motivo le scolte non lo uccisero ma, stretteglisi attorno, gli ordinarono l’alt. Quando però videro l’anello gli si inchinarono, benché egli fosse malandato, scarmigliato e sfinito; e lo portarono verso nord e poi verso ovest, procedendo nottetempo per tema che i sentieri che seguivano venissero scoperti. A quell’epoca, infatti, non c’erano né guado né ponte per superare le acque del Narog di fronte agli accessi del Nargothrond; ma più a nord, là dove il Ginglith si versava nel Narog, la corrente era meno impetuosa, e attraversandola in quel punto e poi tornando verso sud, gli Elfi condussero Beren al lume di luna alle scure soglie delle loro aule nascoste.
E così Beren giunse al cospetto di Re Finrod Felagund, il quale lo conosceva, né aveva certo bisogno di anelli che gli ricordassero la stirpe di Bëor e di Barahir. A porte chiuse, se ne stettero, e Beren riferì della morte di Barahir e di tutto ciò che gli era accaduto nel Doriath; e pianse, ricordando Lúthien e la gioia che avevano conosciuto insieme. Felagund però stette ad ascoltare il suo racconto con stupore misto a preoccupazione; e si rese conto che il giuramento fatto avrebbe significato morte, come tanto tempo prima aveva predetto a Galadriel; e fu con cuore greve che parlò a Beren, così dicendogli: «È chiaro che Thingol desidera la tua morte; ma, a quanto sembra, è una sorte, questa, che trascende i suoi propositi, e il Giuramento di Fëanor torna a far pesare le proprie conseguenze. I Silmaril, infatti, sono maledetti con un giuramento di odio, e colui il quale anche solo li desidera, ridesta un grande potere; e i figli di Fëanor preferirebbero che tutti i regni degli Elfi andassero in rovina piuttosto che tollerare che qualcun altro che non loro stessi si impadronisca di un Silmaril o ne entri in possesso, e ciò perché sono legati al Giuramento. E adesso Celegorm e Curufin dimorano nelle mie aule; e benché io, il figlio di Finarfin, sia Re, essi si sono acquistati grande potere nel regno, e sono alla testa di molti dei loro. In ogni necessità mi hanno dimostrato amicizia, ma temo che non avranno né amore né pietà per te qualora siano informati della tua cerca. Pure, il mio giuramento resta valido; e così, siamo tutti prigionieri della stessa rete».

{J.R.R. Tolkien, Quenta Silmarillion <<La Storia dei Silmaril>> Capitolo 19 Beren e Lúthien, Beren at Felagund’s throne by aautio on DeviantArt}
– Ancalagon

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