«Elrond è maestro nell’atte della guarigione, ma le armi del Nemico sono micidiali. A dire il vero, avevo poche speranze; sospettavo che ci fosse ancora qualche frammento della lama nella ferita rimarginata, e infatti riuscimmo a trovarlo ieri sera; era una scheggia che avanzava verso il cuore; ma Elrond l’ha tolta».
Frodo rabbrividì al ricordo del tetro pugnale dalla lama smussata svanito in mano a Grampasso.
«Non temere!», disse Gandalf. «Ormai non esiste più. È stato fuso. E a quanto sembra, gli Hobbit sbiadiscono difficilmente. Conosco più di un forte guerriero della Gente Alta che sarebbe stato sopraffatto in poco tempo da quella scheggia che tu hai sopportato per diciassette giorni».
«Che cosa mi avrebbero fatto?», chiese Frodo. «Che cosa cercavano i Cavalieri?».
«Tentavano di far penetrare nel tuo cuore un pugnale Morgul che rimane nella ferita. Se vi fossero riusciti, saresti diventato come loro, ma più debole e sottomesso alla loro autorità. Saresti diventato uno spettro al servizio dell’Oscuro Signore, ed egli ti avrebbe torturato per aver ardito di tenere il suo Anello; ma il tormento più terribile sarebbe stata la privazione dell’Anello, ed il vederlo al suo dito».
{J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Molti Incontri, Citazioni de Il Secondo Tragico Fantozzi e Fotogramma de La Compagnia dell’Anello}
– Ancalagon, realizzato da Lúthien Tinúviel