Udì dietro di sé un cigolio e un raspamento. Alzandosi sul gomito, riuscì a vedere nella pallida luce che si trovavano in una sorta di corridoio, curvo dietro le loro teste. Da dietro la curva, un lungo braccio brancicava, le cui lunghe dita avanzavano verso Sam, che era il più vicino, e verso l’impugnatura della spada posata su di lui. Dapprima Frodo ebbe la sensazione di essere stato veramente pietrificato dall’incantesimo, poi un pazzo desiderio di fuga s’impadronì di lui. Si domandò se, infilando l’Anello, sarebbe riuscito a eludere la sorveglianza dello Spettro dei Tumuli e a trovare qualche via d’uscita. Si vide correre libero sull’erba dei prati, addolorato della perdita di Merry, di Sam e di Pipino, ma vivo e vegeto. Gandalf avrebbe dovuto riconoscere che non c’era nient’altro da fare. Ma il coraggio che si era destato in lui era ormai ingigantito: non avrebbe abbandonato i suoi amici in questo frangente. Esitò un istante, frugando in tasca, ma poi riuscì di nuovo a vincersi, proprio mentre la mano stava per sfiorarli. Prese allora una decisione repentina: afferrò la sciabola posata accanto a lui e si inginocchiò, curvandosi sui corpi dei suoi compagni. Quindi con tutte le forze vibrò un terribile colpo contro il braccio brancolante, all’attaccatura del polso: la mano si staccò, ma allo stesso tempo la sciabola si frantumò fino all’elsa. Si udì uno strillo stridulo e la luce svanì. Nell’oscurità si alzò un ringhio rabbioso.
{J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Nebbia sui Tumulilande, The Barrow Wight by Michael Herring}
-Lúthien Tinúviel