Più tardi, quello stesso giorno, gli Hobbit tennero anch’essi una riunione, nella stanza di Bilbo. Merry e Pipino si sdegnarono udendo che Sam era sgattaiolato nella stanza del Consiglio e che lo avevano scelto come compagno di Frodo.
«E’ estremamente ingiusto», disse Pipino. «Invece di gettarlo fuori e metterlo ai ferri, Elrond vuole ricompensarlo per la sua faccia tosta!».
«Ricompensarlo!», esclamò Frodo. «Non posso immaginare una più severa punizione. Pensa a quel che dici: condannato a proseguire questo viaggio senza speranza; è una ricompensa? Ieri ho sognato che il mio compito era finito, e che potevo riposare qui a lungo, forse per sempre».
«Non mi meraviglia», disse Merry, «e vorrei tanto che tu lo potessi. Ma noi stiamo invidiando Sam, e non te. Poiché tu devi partire, sarà un castigo per noi restare indietro, anche se a Gran Burrone. Abbiamo percorso molta strada con te, e passato brutti momenti. Vogliamo andare avanti».
«E’ questo che intendevo dire», interloquì Pipino. «Noi Hobbit dovremmo rimanere uniti, ed è ciò che faremo. Io parto, e se non vogliono, che m’incatenino! Vi deve pur essere qualcuno provvisto d’intelligenza nella comitiva».
«Allora non verrai certo scelto, Peregrino Tuc!», disse Gandalf, il cui viso apparve alla finestra bassa vicino terra. «Ma vi state tutti preoccupando senza motivo. Nulla ancora è stato deciso».
Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, Libro Secondo Capitolo III, L’Anello va a Sud
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Thorin