LINGUE ELFICHE/31 IL CORPUS SINDARIN (POESIA) - PARTE I ~ Aerlinn’ in Edhil o Imladris (1/2)

Uno dei testi in Sindarin più iconici di tutto il Legendarium tolkieniano è senza dubbio l’Inno degli Elfi di Gran Burrone, meglio conosciuto come A Elbereth Gilthoniel.

Compare nel Signore degli Anelli in quattro occasioni diverse, con diverse formulazioni:

  • nel capitolo “In tre si è in compagnia” gli Elfi della compagnia di Gildor Inglorion incontrati da Frodo Sam e Pipino intonano un canto che include al suo interno l’invocazione a Elbereth (Gilthoniel! O Elbereth!).

  • nel capitolo “Molti incontri”, udita di sfuggita da Frodo a Gran Burrone, viene cantata dagli Elfi nel Salone del Fuoco in occasione del banchetto di benvenuto che prelude al Consiglio di Elrond del capitolo successivo. È l’unica occorrenza della poesia completa (anche se Tolkien ci informa in WPP che si tratta di un frammento di una canzone o di un inno più esteso):

A Elbereth Gilthoniel,
Silivren penna míriel,
O menel aglar elenath!
Na-chaered palan-díriel
O galadhremmin ennorath,
Fanuilos, le linnathon
Nef aear, sí nef aearon!

  • nel capitolo “Messer Samvise e le sue decisioni”, quando Sam prorompe, improvvisamente ispirato durante il proprio scontro con Shelob, in una versione alternativa del canto, aggiungendone due versi improvvisati. In quel momento “come per incanto la sua lingua si sciolse, e in un idioma ignoto la sua voce invocò”:

A! Elbereth Gilthoniel
o menel palan-díriel,
le nallon sí di’nguruthos!
A tiro nin, Fanuilos!

  • nel capitolo “I Porti Grigi” una versione alternativa viene cantata da Frodo, riprendendo (e chiudendo idealmente un cerchio con i primi passi del loro viaggio) alcuni versi del canto degli Elfi di Gildor, incontrati nella Contea all’inizio dell’avventura:

A! Elbereth Gilthoniel!
silivren penna míriel,
o menel aglar elenath,
Gilthoniel, A! Elbereth!
Ricordiamo ancora noi che viviamo
In queste terre fra alberi lontani
Il chiaro di stelle sui Mari Occidentali.

O’Elbereth, We sing to thee by Sepi-Donne (on deviantART).

L’Inno degli Elfi di Gran Burrone è un inno a Elbereth, ovvero Varda Elentári, la Regina dei Valar.

Varda, in quanto Valië sub-creatrice delle stelle, tanto care agli Elfi in quanto prima forma di luce contemplata nel loro risveglio, è un’entità verso la quale essi, in special modo gli Alti Elfi, sono particolarmente devoti.

Elentári significa per l’appunto “Regina delle Stelle” in Quenya, ed Elbereth condivide un significato simile in Sindarin.

Nel Signore degli Anelli è una figura che sembra simboleggiare, in un certo senso (mai del tutto esplicitato), l’azione impercettibile ma potente della Provvidenza; tant’è vero che Sam vi si appella nel momento più buio e angoscioso del viaggio, e di maggiore difficoltà per il buon esito della missione (in quella fase narrativa che Joseph Campbell avrebbe definito la inmost cave, e in questo caso si tratta letteralmente di una caverna buia e profonda, nonché luogo di malvagità e orrori, ovvero la tana della mostruosa Shelob).

La Luce di Varda si contrappone alle Tenebre di Mordor, e giunge in soccorso dei due piccoli Hobbit attraverso il dono della fiala di Galadriel, che contiene un barlume della luce di Eärendil (dunque di uno dei Silmaril).

Song for a Queen by Elena Kukanova

A tal proposito, potrà forse interessare il fatto che silivren (< silevren, aggettivo che significa letteralmente “come silef”; silef è una parola che designa un cristallo di un biancore argenteo) condivide la stessa radice proprio con silmaril.

Scrive Tolkien in Notes and Translations (il libretto allegato a The Road Goes Ever On che abbiamo citato anche per il Namárië):

“silivren alle menti elfiche richiamerebbe i silmaril e descrive le stelle come forme cristalline che luccicano di una luce interna dal misterioso potere.”

e aggiunge nella nota a piè di pagina:

Sia silivren che silma-ril contengono il nome Silima che Fëanor diede alla sostanza cristallina che concepì e che lui solo riuscì a realizzare” (RGEO, NT, pag. 65).

Ecco che allora possiamo tracciare un ideale “fil rouge della luce”, che collega le Stelle di Varda, le Lampade, gli Alberi di Valinor, i Silmaril (estremo simulacro e unica fonte sopravvissuta della luce primigenia e pressoché incorrotta degli Alberi dopo la loro distruzione), e infine la Stella del Mattino e della Sera di Eärendil il Marinaio, la cui storia prosegue nella vicenda di Frodo e Sam, come loro stessi non mancano di osservare:

[Sam:] Ma signore, non vi avevo mai pensato prima! Noi… voi avete parte della luce del Silmaril nella fiala che vi donò la Dama! Pensandoci bene, apparteniamo anche noi alla medesima storia, che continua attraverso i secoli! Non hanno dunque una fine i grandi racconti?

Nel prossimo appuntamento daremo qualche riferimento di analisi linguistica del brano.
Di seguito la trascrizione in lettere Tengwar (modo quantasarme) dell’Aerlinn’ in Edhil o Imladris.

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Bibliografia essenziale di riferimento:

  • The Lord of the Rings (1955, 1966) by J. R. R. Tolkien.

  • The Road Goes Ever On, Notes and Translation. (1967) by J. R. R. Tolkien.

-Rúmil

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