Quella notte la Compagnia dormì a terra, con grande soddisfazione degli Hobbit. Gli Elfi prepararono loro un padiglione fra gli alberi accanto alla fontana ove disposero dei soffici giacigli; quindi si accomiatarono con parole di pace sussurrate dalle loro dolci voci elfiche. I viaggiatori parlarono per un po’ della notte precedente trascorsa sulle cime degli alberi, e di quella giornata di marcia, e del Signore e della Dama: non avevano il coraggio di guardare più indietro.
«Perché sei arrossito, Sam?», disse Pipino. «Hai ceduto subito. Chiunque avrebbe pensato che la tua coscienza era sporca. Spero che non fosse nulla di peggio che un cattivo complotto per rubarmi una delle coperte».
«Mai ho pensato una cosa simile», rispose Sam, per nulla d’umore scherzoso. «Se volete saperlo, mi sentivo come se non avessi niente addosso, e certo non era piacevole; sembrava che ella stesse guardando dentro di me, domandandomi cos’avrei fatto se ella mi avesse dato l’opportunità di volarmene a casa nella Contea in un bel piccolo buco con… con un pezzo di giardino tutto mio».
«Strano», disse Merry. «Quasi esattamente la stessa impressione che ebbi io; soltanto che, soltanto… non credo che dirò altro», e la sua frase rimase tronca.
Si erano trovati tutti apparentemente nella stessa situazione: ognuno aveva sentito che gli veniva offerta una scelta fra un’ombra piena di terrore che l’attendeva, e qualcosa che desiderava intensamente: vedeva chiaro innanzi agli occhi quel suo desiderio, e perché si avverasse bastava ch’egli lasciasse la via ed abbandonasse la Missione e la guerra contro Sauron in altre mani.
«E mi parve anche», disse Gimli, «che la mia scelta dovesse rimaner segreta ed ignota a tutti».
{J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Lo Specchio di Galadriel, ArtStation – Samwise Gamgee by Andrew Johanson}
-Ancalagon