I Saggi dunque erano turbati, ma nessuno di essi ancora s’avvedeva che Curunír si era volto a foschi pensieri e che in cuor suo era già un traditore; egli infatti desiderava di esser lui, e null’altri, a trovare il Grande Anello, si da ornarsene personalmente e piegare il mondo intero alla propria volontà. Troppo a lungo aveva studiato gli espedienti di Sauron nella speranza di sconfiggerlo, tanto da esser giunto a invidiarlo come rivale più che a detestarne le opere. E riteneva che l’Anello, che era di Sauron, sarebbe andato alla ricerca del proprio padrone, se questi fosse tornato a manifestarsi; se invece Sauron fosse stato nuovamente respinto, ecco che l’Anello sarebbe rimasto nascosto. Per tale ragione, era propenso a scherzare col fuoco, lasciando mano libera a Sauron per un certo periodo, finché l’Anello fosse riapparso, sperando, grazie alle proprie arti, di prevenire sia i suoi amici che l’Avversario. Fece sorvegliare i Campi Iridati; ma ben presto scopri che i servi di Dol Guldur stavano sondando in ogni senso il Fiume in quel tratto del suo corso. E s’avvide anche che Sauron era a sua volta al corrente di come fosse finito Isildur, e ne fu impaurito, si ritirò a Isengard e la fortificò, quivi indagando sempre più a fondo sulla tradizione degli Anelli di Potere e sull’arte sottesa alla loro fabbricazione. Ma di tutto questo non fece parola al Consiglio, sperando pur sempre di poter essere il primo ad aver notizia dell’Anello. Radunò una grande schiera di spie, molte delle quali uccelli; Radagast, infatti, gli prestò aiuto, nulla intuendo del suo tradimento e persuaso che anche questo rientrasse nelle misure di sorveglianza contro l’Avversario.
{J.R.R Tolkien, Il Silmarillion, Gli Anelli del Potere e La Terza Era, photo by Movie Screencaps}
-Lúthien Tinúviel