La notte malediceva il giorno

Si voltò e vide, nel freddo chiarore, distesi accanto a lui, Sam, Pipino e Merry. Erano anch’essi supini, ed i loro volti pallidi come la morte; portavano abiti bianchi. Tutt’intorno erano ammonticchiati dei tesori, d’oro probabilmente, ma che in quella luce parevano solo freddi e ripugnanti. Le loro teste erano cinte da preziosi cerchietti, portavano catene d’oro alla vita e alle dita numerosi anelli. Vi erano, coricate al loro fianco, delle spade, e ai loro piedi giacevano degli scudi. Ma un’unica spada sguainata posava sui loro tre colli. Improvvisamente s’innalzò un canto, come un freddo mormorio che saliva e scendeva. La voce sembrava lontanissima e terribilmente lugubre, a volte acuta e stridula, a volte simile a un roco lamento proveniente dagli abissi della terra. Dal flusso incoerente e deforme dei suoni tristi ma orribili si riusciva di tanto in tanto a ricollegare gruppi di parole e lembi di frasi: parole empie, feroci, spietate, inesorabili e dolenti. La notte malediceva il giorno che la soppiantava, e il freddo imprecava contro il bramato caldo. Frodo era raggelato fino al midollo. Dopo qualche tempo il canto diventò più chiaro, e con la morte nel cuore si accorse che si era trasformato in un incantesimo:
Fredda la mano ed il cuore e le ossa, Freddo anche il sonno è nella fossa: Mai vi sarà risveglio sul letto di pietra, Mai prima che muoia il Sole e la Luna tetra. Nel vento nero le stelle anch’esse moriranno, Ed essi qui sull’oro ancora giaceranno, Finché l’oscuro signore non alzerà la mano Sulla terra avvizzita e sul mare inumano.

{J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Nebbia sui Tumulilande, Barrow-wight by MattStewart}
-Lúthien Tinúviel

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