«E’ alquanto probabile», disse Aragorn; «eppure non ne sono del tutto certo. Sto pensando ai cavalli. Stanotte tu hai detto, Gimli, che sono scappati dalla paura. Ma non ebbi la tua stessa impressione. Li hai sentiti, Legolas? A te, parevano bestie colte dal terrore?». «No», rispose Legolas. «Li ho uditi distintamente. Se non fosse stato per l’oscurità e la nostra paura, avrei detto che erano animali impazziti di gioia improvvisa. Parlavano come sogliono fare i cavalli quando incontrano un amico da tempo smarrito». «Anche a me parve così», disse Aragorn; «ma non riuscirei a risolvere l’enigma, a meno che i cavalli non tornino. Coraggio! La luce aumenta rapidamente. Prima, guardiamo; indovineremo più tardi! E’ meglio incominciare da qui, nei pressi del nostro campo, e osservare accuratamente tutt’intorno, risalendo il pendio verso la foresta. Trovare gli Hobbit è il nostro compito, qualunque sia l’opinione di ciascuno sul visitatore notturno. Se per qualche fortuita combinazione sono riusciti a fuggire, si saranno senza dubbio nascosti fra gli alberi, per evitare di essere scorti. Se non troviamo nulla fra il punto in cui ci troviamo e i margini del bosco, faremo un ultimo tentativo sul campo di battaglia e fra le ceneri. Ma tenue è la speranza di trovar lì qualche cosa: i cavalieri di Rohan hanno portato a termine sin troppo bene la loro impresa».
{J.R.R. Tolkien, Il Signore egli Anelli, Il Cavaliere Bianco, collage realizzato con immagini da Movie Screencaps}
-Lúthien Tinúviel