Osservando innanzi a sé, questi vide nella crescente luce il vessillo del re in testa a tutti e attorniato da pochi uomini. Allora fu colto da una grande collera e gridando con violenza e spiegando il suo stendardo, un serpente nero in campo scarlatto, si precipitò sul cavallo bianco seguito da una folta schiera di uomini; le scimitarre sguainate dei Sudroni parvero uno sfavillare di stelle.
Allora Théoden si accorse di lui, e non attese l’assalto, ma gridando qualcosa a Nevecrino si lanciò alla carica. Grande fu il fragore del loro urto. Ma la bianca furia degli uomini del Nord era più ardente, ed i loro cavalieri dalle lunghe e decise lance erano più abili. Meno numerosi, riuscirono ad aprirsi un varco fra i Sudroni come un incendio in una foresta. In mezzo alla calca lottava Théoden, figlio di Thengel, e la sua lancia si frantumò nell’abbattere il capitano nemico. Sguainata la spada si lanciò contro lo stendardo, colpendo al tempo stesso asta e cavaliere; il serpente nero fu abbattuto. I superstiti della cavalleria volsero allora le spalle e fuggirono lontano.
Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, Capitolo VI La Battaglia dei Campi del Pelennor
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Thorin
