L'EVOLUZIONE DELLA LEGGENDA - I. Poesia dalla History of Middle Earth [5] The Trees of Kortirion ~ Kortirion among the Trees

Gli alberi di Kortirion

Cor Tirion þǽra béama on middes

Narquelion la[..]tu y aldalin Kortirionwen
“Autunno tra gli alberi di Kortirion”

 

I

Alalminórë

Oh città antica su un colle che fu assediato!
Antiche ombre indugiano dietro la tua infranta porta,
grigie sono le pietre, silenziose le tue antiche sale,
le torri tue silenti attendono tra le foschie
la loro fine, quando si sbricioleranno,
mentre fra gli olmi altissimi
il Fiume che Scorre lascia questi interni reami
e scivola fra lunghi campi verso il mare,
con sé sempre recando, per dossi e cascate mormoranti,
un giorno e un giorno ancora verso il mare;
e lentamente là molti giorni sono andati
da quando gli Edain edificarono Kortirion.

Kortirion! Sul colle ch’è isola
con strade serpeggianti e vicoli dai muri d’ombra,
ove persino ora i pavoni incedono,
maestosi, color dello zaffiro e di smeraldo,
una volta, molto tempo fa, in questa dormiente terra
d’argentea pioggia, dove ancora, carichi d’anni, restano
nel suolo che non scorda i radicati alberi
che lunghe ombre gettarono nei meriggi ormai trascorsi,
e sussurrarono alla brezza che rapida passava,
una volta, molto tempo fa, Regina della Terra degli Olmi,
l’Alta Città tu fosti dei Reami Interni.

Ricordi ancora i tuoi alberi ch’erano d’estate:
il salice presso la fonte, il faggio sul colle,
i pioppi piovosi e i tassi accigliati
entro le antiche corti che tutto il giorno
meditano nel cupo splendore;
sinché la prima stella giunge in un baluginio
e i pipistrelli volano con argentee ali;
sinché la luna bianca sale lenta e vede
nei campi d’ombra gli alberi che un incanto tiene,
avvolti nella notte e in un argenteo grigio.
Alalminor! Qui era la tua cittadella,
prima che l’estate, assieme ai suoi stendardi,
cadesse dalla sua fortezza;
Schierati attorno a te stavano gli olmi:
verde l’armatura, verdi gli elmi loro,
alti signori e capitani degli alberi.
Ma l’estate declina. Osserva, Kortirion!
Gli olmi hanno issato ora la loro gonfia vela
nella valle, vela pronta per i venti, come alberi maestri
di navi possenti che presto, troppo presto, veleggeranno
verso altri giorni, oltre questi ampi mari che il sole illumina.

II

Narquelion

Alalminórë! Verde cuore di quest’Isola
dove indugiano ancora le Fedeli Compagnie!
Sempre, senza disperazione, qui, lentamente,
sfilano esse lungo sentieri, con armonie solenni:
i Belli, i primi nati in un giorno antico,
gli Elfi immortali, che cantarono, camminando,
di antiche gioie e di dolori che gli uomini dimenticano,
passano come il vento tra i fruscianti alberi,
un’onda d’erba che s’alletta, e gli uomini scordiamo
le voci loro che chiamano da un tempo che noi non conosciamo,
e le chiome loro, lucenti, come la luce del sole d’un tempo che fu.

Un vento nell’erba! La svolta dell’anno.
Un fremito tra le canne presso il rivo,
un sussurro fra gli alberi – lungi essi odono,
ferita al cuore dell’intricato sogno dell’estate,
gelida una musica che un flautista araldo suona,
presentendo l’inverno e i giorni senza foglie.
I fiori tardivi, tremanti sulle rovinate mura,
si chinano per udir l’elfico flauto.
Per le navate solatie del bosco e le sale sorrette dagli alberi,
vagando tra il verde con chiara e fredda melodia,
una melodia d’argenteo vetro, remota.

Si ritira l’alta marea, presto sarà passato l’anno:
e tutti i tuoi alberi, Kortirion, si lamentano.
Di mattina risonò la cote sulla lama,
di sera l’erba e i fiori d’oro si distesero
ad avvizzire, e nudi furono i prati.
Fioca ora giunge l’alba, più tardi,
più pallide le dita del sole corrono sul prato.
Stanno passando i giorni. Andati come falene di notte,
quando ali bianche volando danzavano come satelliti
attorno alle candele nell’aria senza vento.
Andata è Lammas. La luna del raccolto è tramontata.
Sta morendo l’estate che sì breve regnò.
Ora gli alteri olmi, alfine, a fremere principiano,
le innumerevoli foglie tremano e impallidiscono,
vedendo, lontano, le gelide lance
dell’inverno marciare a lotta contro il sole.
Quando, luminoso, Ognissanti svanisce, andato è il loro giorno.
E portate su ali d’un pallido color ambra esse volano
negli incuranti venti sotto il tetro cielo,
e come uccelli cadono sulla paludi.

 

{Art by Oneiroi on tumblr – Kortirion among the Trees}

 

 

 

III

Hrívion

Ahimè! Kortirion, Regina degli Olmi, ahimè!
È questa la stagione che più s’adatta alla tua città antica,
con meste voci riecheggianti che passano lente,
vaganti con fioca musica che muore
per i sentieri della nebbia ferma. Oh tempo che ten vai,
quando il mattino sorge tardi, bianco di brina,
e le prime ombre velano i boschi lontani!
Passano non visti gli Elfi e i lucidi capelli

 

nascondono essi, nel crepuscolo, con cappucci
grigi, con manti blu come il crepuscolo,
cinti di lunghe fasce di gelida luce lunare
cucite da argentee mani.

Di notte danzano sotto il cielo senza tetto,
quando i nudi olmi intrecciano in trine di rami
le Sette Stelle, e traverso i rami fissa con freddi raggi
l’occhio del tondo volto della luna.
Oh Stirpe Antica, popolo bello, immortale!
Ora voi cantate i canti antichi che un dì si destarono

 

sotto le primigenie stelle avanti l’Alba;
danzate come ombre lucenti nel vento,
come danzaste un dì sul prato rilucente
nell’Elfica Dimora, prima che noi fossimo, prima
che traversaste gli ampi mari fino a questa proda mortale.

Ora i tuoi alberi, antica, grigia Kortirion,
si scorgono svettare, alti e sfocati, tra pallide foschie,
come vascelli che incerti vanno alla deriva
via, via, per mari vuoti oltre il confine

 

di nuvolosi porti abbandonati;
lasciando per sempre dietro di sé porti vocianti,
dove i marinai un tempo festeggiarono orgogliosi
con gioia grande, e che ora come spettri ventosi
sono sospinti da lente arie verso coste ostili,
e silenziosi sono tratti lungo le maree.
Nudo s’è fatto il tuo reame, Kortirion,
spogliato del suo vestimento, andato è il suo splendore.

 

Come ceri accesi in un oscuro tempio,
le funebri candele dell’Argenteo Carro
ora fiammeggiano sull’anno caduto.
Giunto è l’inverno. Sotto l’arido cielo
tacciono gli Elfi. Ma essi non muoiono!
Qui, in attesa, essi sopportano l’aspro inverno
e il silenzio. E anch’io qui dimorerò;
Kortirion, io qui incontrerò l’inverno.

 

IV

Mettanyë

Non voglio trovare le volte e le sabbie ardenti
là dove regna il sole, né affrontare le nevi mortali,
né ricercare in oscuri monti le terre nascoste
di uomini da tempo perduti, ove non v’è sentiero che conduca;


io non do ascolto alla forte campana che risona
con ferrea lingua nelle torri dei re terreni.
Qui, sulle pietre e sugli alberi si stende un incanto
d’inobliata perdita, di una memoria più benedetta
d’ogni mortale ricchezza. Qui, non vinto, dimora
il Popolo Immortale sotto avvizziti olmi,
Alalminórë un tempo nei reami antichi.

 

J. R. R. Tolkien
ca. 1962

 

{Art by Irina Timofeeva on artstation – Kortirion}

Tratto da Il Libro dei Racconti Perduti – Parte I
Traduzione di Luca Manini

-Rúmil

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