Tu e Io
e la casetta del gioco perduto
Þæet húsincel ǽrran gamenes
Tu e io – noi conosciamo quella terra
e spesso vi siamo andati
nei lunghi, antichi giorni,
nei giorni antichi dell’infanzia,
una bimba dai capelli scuri,
un bimbo dai capelli chiari.
Lungo i sentieri dei sogni
sognati innanzi al focolare,
nel freddo e bianco inverno,
o nelle ore d’un crepuscolo azzurro
quando, presto, nelle sonnolente sere estive,
le coperte sono rimboccate nei lettini:
ci smarrivamo allora Te e Io nel sonno
e là c’incontravamo noi –
scuri i capelli tuoi sulla camicia bianca,
biondi i miei, e intricati.
Timidamente vagavamo, mano nella mano,
o allegri restavamo sulla fatata rena,
raccogliendo nei secchielli e conchiglie e perle,
mentre all’intorno gli usignoli
cantavano tra gli alberi.
Cercavamo argento scavando con le palette,
presso piccoli e scintillanti mari interni,
poi correvamo a riva per sonnacchiosa radure
e lungo una sinuosa e calda via
che mai più poi abbiamo ritrovato,
tra gli alberi alti, e sussurranti.
Non era della notte l’aria, non del giorno,
ma d’una oscurità che aveva in sé
fioca una luce, e molle assai,
quando alla vista il barlume di apparve
della Casetta del Gioco Perduto.
In antico, in antico l’avevan costruita,
bianca, col tetto di paglia dorata,
e con trafori attraverso cui guardare,
affacciati, là, sul mare;
e le nostre aiole da bambino erano là –
i nostri nontiscordardime,
le rosse margherite, la senape e il crescione,
e l’azzurra nemofila.
Oh! Ornati di bosso n’erano i margini
ed eran là i fiori preferiti – il flogo,
la speronella, il garofano e la malva,
sotto un rosso biancospino;
e i sentieri eran pieni di forme,
di forme biancovestite che facevan liete capriole,
e, con loro, Tu e Io.
E alcuni avevano argentei innaffiatoi
e s’innaffiavano le vesti,
o si spruzzavano l’un l’altro;
facevano progetti, alcuni,
per costruirsi case, fatate città,
o dimore sopra gli alberi;
e alcuni s’arrampicavano sul tetto;
alcuni, soli, cantavano sommessamente
piano, senza voce;
e alcuni danzavano in cerchi fatati
e intessevano fili di pratoline di perla,
oppure inseguivano api dorate;
e qua e là una piccola coppia
con rosee le guance e intricati i capelli
dibatteva bizzarre cose da bambini –
e noi eravamo una di queste.
E perché accadde che giungesse il Domani
a riportarci indietro con la sua grigia mano;
e perché mai più noi ritrovammo
quella vecchia piccola casa, o la magica via
che là, là porta tra un mare d’argento
e le vecchie sponde e i bei giardini
ove sono le cose tutte che mai siano state…
noi non lo sappiamo, Tu e Io.
J. R. R. Tolkien
27-28 aprile 1915
Oxford, 59 St. John’s Street
Tratto da Il Libro dei Racconti Perduti – Parte I
Traduzione di Luca Manini
-Rúmil