La città dolente
o
Wínsele wéste, windge reste réte berofene
[Beowulf, vv. 2456-2457: “la sala del banchetto vuota,
i luoghi di riposo spazzati dal vento, spogliati delle risate]
Oh annosa città, sede d’un soggiorno troppo breve,
vedo le fitte tue finestre che, una a una, ardono
di lumi e di candele d’uomini dipartiti.
Le velate stelle ti sono corona, la notte ti è vestito,
per impareggiabile magia tu possiedi
il cuore mio e i giorni andati tornano alla vita:
le albe di antiche mattine, o le oscurate sere, portano
dalla città gli antichi suoni del crepuscolo.
Nell’intimo tu hai il desiderio forte e la delizia,
e verso di te, nel sonno, danza lo spirto mio
lungo le grandi e grigie strade, o lungo
un vicolo che la notte illumina –
e più non pensa esso ad altre città che ha conosciuto.
Scordando per un poco che ogni uomo piange
esso là errando va e felice a te canta:
“Non marea di male può far naufragare la tua gloria,
rivestita di mesta maestà, con le stelle a tua corona.”
J. R. R. Tolkien

Tratto da Il Libro dei Racconti Perduti – Parte II
Traduzione di Luca Manini
-Rúmil