E così, dopo la battaglia, i Nani si sparpagliarono nuovamente. Ma prima, con grande fatica, spogliarono tutti i loro morti, per impedire agli Orchi di impadronirsi di un ricco bottino di armi e di cotte di maglia. Pare che ogni Nano tornato da quella battaglia recasse sulle spalle un pesante fardello. Innalzarono inoltre molti roghi e bruciarono tutti i cadaveri dei loro compagni. Nella valle furono abbattute grandi quantità di alberi, che non ricrebbero mai più, e il fumo dei roghi si vide persino da Lórien*.
*I Nani erano addolorati di dover trattare così i loro morti, perché era contro ogni loro consuetudine. Ma per erigere tombe simili a quelle che solevano costruire (non di terra, ma interamente in pietra) avrebbero impiegato anni. Preferirono il fuoco, piuttosto che lasciare i loro morti in pasto alle bestie, agli uccelli o agli Orchi. Ma coloro che caddero ad Azanulbizar furono per sempre ricordati e onorati, e ancor oggi un Nano dirà con orgoglio di uno dei suoi antenati: «Fu uno dei Nani bruciati», e non avrà bisogno di aggiungere altro.
{J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Appendici, Il Popolo di Durin, Battle of Azanulbizar by Joona Kujanen}
– Ancalagon