«Adesso ci sei proprio dentro, Bilbo Baggins» egli disse tra sé e sé. «Ci sei andato a cascare in mezzo, quella notte della riunione, e ora ti tocca uscirne fuori e scontarla! Povero me, che pazzo sono stato e sono!» disse la parte meno Tucchica di lui. «Non so assolutamente che cosa farmene di tesori sorvegliati da draghi, e tutto il mucchio potrebbe star lì per sempre, se solo potessi svegliarmi e scoprire che questo tunnel della malora è l’ingresso di casa mia!».
Non si svegliò, naturalmente, ma continuò ad avanzare, finché ogni traccia della porta dietro di lui non svanì del tutto. Era completamente solo. Presto gli sembrò che cominciasse a far caldo. «Non è una specie di bagliore quello che mi pare provenga di laggiù?» disse fra sé.
Lo era. E a mano a mano che avanzava diventava sempre più forte, finché non ebbe più dubbi. Era una luce rossa che diventava sempre più rossa. Inoltre, adesso faceva indubbiamente caldo nel tunnel: sbuffi di vapori fluttuavano intorno a lui e sopra la sua testa, ed egli cominciò a sudare. Ed ecco che un rumore cominciò a rimbombargli nelle orecchie, una specie di brontolio, come il ribollire di un pentolone che andasse a tutto vapore sul fuoco, misto alle fusa di un gattone gigantesco. Questo crebbe fino a diventare l’inequivocabile rumore gorgogliante di un qualche enorme animale che nel sonno russava laggiù, oltre il rosso bagliore di fronte a lui.
A questo punto Bilbo si fermò.
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-Thorin