Alla fine decisero che avrebbero dovuto accamparsi dov’erano. Si spostarono sotto un folto d’alberi e sebbene lì sotto fosse più asciutto, il vento scuoteva via la pioggia dalle foglie e il continuo sgocciolio era veramente insopportabile. Il malocchio sembrava aver colpito perfino il fuoco. I Nani sono capaci di accendere il fuoco praticamente dappertutto servendosi praticamente di qualsiasi cosa, vento o non vento; ma quella notte non ci riuscirono neanche Oin e Gloin che avevano una particolare abilità a farlo.
 Poi uno dei pony si spaventò per un nonnulla e si imbizzarrì. Corse fin dentro al fiume prima che riuscissero a catturarlo, e prima che riuscissero a tirarlo fuori di nuovo Fili e Kili erano quasi annegati e tutto il bagaglio che portava gli era stato strappato di dosso. Ovviamente si trattava prevalentemente di cibarie, e così ne rimanevano poche per la cena e ancor meno per la prima colazione. Sedevano tutti lì abbattuti e bagnati, borbottando, mentre Oin e Gloin continuavano a cercare di accendere il fuoco e a litigarci sopra. Bilbo rifletteva tristemente che le avventure non sono fatte solo di piacevoli cavalcate al sole di maggio, quando Balin, che era sempre la loro vedetta, disse: «C’è una luce laggiù!».
 A una certa distanza c’era una collina coperta di alberi, qua e là molto fitti. Nella massa scura delle piante riuscirono a distinguere una luce che brillava, una luce rossastra dall’aspetto confortante, come un fuoco, per esempio, o alcune torce accese.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Abbacchio Arrosto, scena de The Hobbit An Unexpected Journey, accampamento}
-Ancalagon

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back To Top
Racconti di Tolkien