Non avete detto molto degli Elfi nelle vostre storie, signore», disse Sam prendendo all’improvviso il coraggio a due mani
«No davvero, Messer Samvise», rispose Faramir. Noi di Gondor stiamo diventando come gli altri Uomini, come gli uomini di Rohan; anche loro, nonostante siano nemici dell’Oscuro Signore, temono gli Elfi e parlano con terrore del Bosco d’Oro.
«Eppure vi è ancora fra noi qualcuno che ha rapporti con gli Elfi, e di tanto in tanto si reca di nascosto a Lórien, e sovente non ne ritorna. Non io. Giudico pericoloso per un mortale cercare di propria iniziativa i Priminati; tuttavia invidio voi che avete parlato con la Bianca Dama».
«La Dama di Lórien! Galadriel!», gridò Sam. «Dovreste vederla, davvero dovreste, signore.. Ma come desidererei scrivere una canzone su di lei! Sapeste com’è bella, signore! Stupenda!»
«dev’essere davvero stupenda», disse Faramir. «Pericolosamente bella».
«Non so se sia pericolosa», disse Sam. «Mi ha colpito il fatto che la gente porta con sé il proprio
pericolo, e poi lo ritrova a Lórien, perché se l’è portato dietro. Ma forse la si potrebbe definire pericolosa, perché è talmente forte in se stessa. Ci si potrebbe infrangere e distruggere contro di lei, come una nave contro una roccia; o annegare in lei, come un Hobbit in un fiume. Ma né roccia né fiume sarebbero da biasimare. Per esempio, Boro…». S’interruppe e arrossì.
«Sì? Stavi dicendo per esempio Boromir?», domandò Faramir. «Che cosa volevi dire? Che lui si era portato dietro il suo pericolo?».
«Sì, signore, vi domando scusa, e vostro fratello era una persona in gamba, se mi posso permettere di dirlo. Ma voi avete subodorato tutto sin dall’inizio. Io ho osservato e ascoltato Boromir in viaggio da Gran Burrone in poi, senza cattive intenzioni nei suoi riguardi, voi capite bene, ma soltanto per vegliare sul mio padrone; sono convinto che a Lórien comprese per la prima volta quel che io già avevo indovinato: che cosa bramava il suo cuore. Dal momento in cui l’aveva veduto, non desiderava altro che l’Anello del Nemico!».
«Sam!», gridò Frodo, sconvolto.
«Povero me!», esclamò Sam, prima bianco e poi rosso paonazzo. «I miei soliti guai! Ogni volta che apri la tua grossa bocca fai una frittata, mi diceva sempre il Gaffiere, e aveva ragione. Santo cielo! Santo cielo!
«Ebbene ascoltatemi, signore!», disse rivolgendosi a Faramir con tutto il coraggio che poté racimolare. «Guardatevi bene dall’approfittare del mio padrone solo perché il suo servitore è un perfetto idiota! Avete usato parole assai belle, parlando degli Elfi e di tutto il resto, e siete riuscito a disarmarmi. Ma bello è chi bello fa, diciamo noi. Ecco l’occasione buona per dimostrare le vostre virtù».
«Così pare», disse Faramir, sottovoce e adagio, con uno strano sorriso. «E’ dunque codesta la risposta a tutti gli enigmi! L’Unico Anello che tutti pensavano scomparso dal mondo. E Boromir tentò d’impadronirsene con la forza? E voi scappaste? E correndo correndo… cadete fra le mie mani! E qui in mezzo a contrade sperdute eccomi con due Mezzuomini, e una schiera di Uomini ai miei ordini, e l’Anello degli Anelli. Un bel colpo di fortuna! Una buona occasione per Faramir, Capitano di Gondor, di mostrare la propria virtù! Ah!». Si alzò in piedi, altissimo e severo, e gli occhi gli brillavano.
Frodo e Sam saltarono giù dai loro sgabelli, piantandosi a fianco a fianco con le spalle al muro e cercando di impugnare la spada. Vi fu un silenzio. Tutti gli Uomini tacquero nella caverna e li guardarono stupefatti. Ma Faramir tornò a sedere con un riso sommesso, e poi improvvisamente il suo volto divenne di nuovo grave. «Ahimè, povero Boromir! Fu una dura prova!», disse. «Come avete accresciuto la mia pena, voi due, strani viandanti di un remoto paese, portatori del pericolo degli Uomini! Questi, però, voi non li sapete ancora valutare con giustizia. Siamo gente sincera, noi Uomini di Gondor. Le rare volte che ci vantiamo, facciamo di tutto per dare una dimostrazione, o moriamo nel tentativo. Io non m’impadronirei di quell’oggetto anche se lo trovassi lungo la strada, dissi qualche tempo fa. Pur se fossi Uomo da desiderarlo, e benché allora non sapessi precisamente di che cosa stessi parlando, considererei tuttavia quelle parole una promessa vincolante.
«Ma non sono quel genere d’Uomo. O forse sono abbastanza saggio per sapere che vi sono pericoli dai quali un Uomo deve fuggire. Sedete in pace! E consolati, Samvise. Se ti par di avere inciampato, pensa che l’ha voluto il destino. Il tuo cuore è furbo quanto fedele, ed ha veduto meglio dei tuoi occhi. Per strano che possa sembrare, è stato un bene che tu abbia parlato: potrebbe aiutare il padrone che tanto ami. Se sarà in mio potere farlo, codesta dichiarazione lo salverà. Perciò consolati. Ma non nominare più quell’oggetto ad alta voce. Una volta è sufficiente».
«Ebbene, Frodo », disse Faramir. «Tu che hai accettato il peso di codesto fardello con riluttanza, su preghiera altrui, tu hai tutta la mia pietà e la mia stima. E con stupore ammiro il tuo comportamento: tenerlo nascosto e segreto e non adoperarlo. Voi siete per me un nuovo popolo e un nuovo mondo. La tua gente è tutta come te? La terra in cui vivete deve certo essere un reame di pace e tranquillità, e i giardinieri devono godervi di un’alta reputazione».
«Non tutto funziona perfettamente», rispose Frodo, «ma certo i giardinieri sono assai stimati».
Sam esitò un attimo e poi, inchinandosi profondamente, disse: «Buona notte, Capitano, mio signore. Avete colto l’occasione, signore».
«Davvero?», Disse Faramir.
«Sì, signore, e avete mostrato le vostre virtù: le più alte. Diceste che il mio padrone ha un non so che di elfico, e avevate perfettamente ragione. Ma ora vi dico che anche voi avete un non so che di… Gandalf, degli stregoni».
«Può darsi», disse Faramir. «Può darsi tu avverta da lontano l’aria di Nùmenor. Buona notte!».
J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli;
Screens from P. Jackson’s movie;
-Stella del Vespro