Gli Ulúmuri, i corni di Ulmo
?, Arda – Fine del Mondo (?)
Quando Tuor rispose al richiamo del proprio cuore, e si liberò dal servaggio degli Orientali che dominavano il Dor-Lómin fuggendo dalla Annon-in-Gelydh, si recò nel Nevrast ove un tempo re Turgon aveva la propria residenza, ispirato dalla voce di una Potenza che qui lo attendeva. E ivi giunto ebbe la grazia, unico tra gli Uomini eccetto Eärendil suo figlio, di specchiare i propri occhi sulla grandezza di un Valar.
Perché qui, sulla costa di Vinyamar, Ulmo si mostrò in tutta la sua potenza.
E nella tempesta che l’arrivo del Signore delle Acque aveva generato, egli udí un suono di corno, che sembrava flebile e distante ma portava al contempo in sé la forma delle profonde correnti, il turbinare di un fiume che entra nelle proprie rapide e l’incessante sciabordare dell’acqua quando incontra la terra.
‘Quando Ulmo sollevò il suo grande Corno ed emise una singola possente nota, la più terribile delle tempeste appariva al confronto come un venticello che sfiora la superficie di un lago‘, raccontò Tuor a chi glielo domandava.
Era quel corno uno degli Ulúmuri, gli strumenti musicali che Salmar, un potente Maia al servizio di Ulmo, aveva fabbricato a partire da due grosse conchiglie, al cui interno era conservato il potere stesso delle profondità del Mare.
Sempre Ulmo veniva da essi annunciato quando si recava lontano da Valinor, cercando nella propria coscienza sollievo e conforto per i mali del Mondo, e soluzioni per alleviare le sofferenze dei Figli di Ilúvatar, di cui Egli, secondo forse solo a Manwë Súlimo e a Mandos il Profeta Antico, sapeva intravedere i piani per il futuro di Arda Corrotta.
E tale era la forza di tali strumenti, che chi li ascoltava non poteva più dimenticarli. E da ciò nacque la convinzione, radicata in particolar modo tra gli Elfi, che quando un ascoltatore udiva a distanza il suono del Mare per la prima volta, quel suono era l’eco del richiamo di Ulmo che dei suoi grandi corni. E da allora il pensiero del Mare li avrebbe sempre accompagnati, come una lontana nostalgia capace, col tempo, di crescere fino a diventare un’insanabile mancanza. E il Richiamo del Mare farsi così forte da attirare chiunque nelle proprie profondità, nei propri segreti e nella felicità promessa al di là delle acque. Lo stesso Legolas Verdefoglia, si racconta, ne fu avvinto durante la Guerra dell’Anello.
E non smise da allora di pensarvi fino a quando, molti anni dopo, non salpò con Gimli il Nano alla volta di Eressëa al di là delle acque.