Era dunque Éowyn e Dernhelm al tempo stesso

 L’essere alato rispose strillando, ma lo Schiavo dell’Anello rimase silenzioso, come colto da un improvviso dubbio. Lo stupore sopraffece per un attimo la paura di Merry. Egli aprì gli occhi e l’oscurità scomparve. A pochi passi da lui sedeva la grossa bestia, e intorno ad essa tutto sembrava buio, e su di essa si ergeva il Signore dei Nazgûl come un’ombra di disperazione.
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Entrarono così nell’oscura gola dei Cancelli

 Ammirazione e timore s’impadronirono di Frodo, ed egli si prostrò, chiudendo gli occhi, e non osando levar lo sguardo quando le barche furono vicine. Persino Boromir chinò il capo mentre le barche correvano, trascinate dalla corrente, fragili e veloci come foglie volteggianti, nella perenne ombra delle sentinelle di Númenor.
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Vattene, orrido dwimmerlaik

 «Vattene, orrido dwimmerlaik, signore delle carogne! Lascia in pace i morti!». Una voce glaciale gli rispose: «Non metterti fra il Nazgûl e la sua preda! Rischieresti non di venire ucciso a tua volta, ma di essere portato via dal Nazgûl e condotto alle case del lamento al di là di ogni tenebra, ove la tua carne verrà divorata e la tua mente raggrinzita verrà esposta nuda all’Occhio Senza Palpebre».
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due grandi re si ergevano

 Le grandi colonne parvero ergersi come torri incontro a Frodo, trascinato verso di esse dalla corrente. Egli ebbe l’impressione di vedere dei giganti, grandi, grigi e massicci, muti e minacciosi. Ma poi si accorse che le rocce erano effettivamente scolpite e modellate: l’arte e la forza antiche le avevano lavorate, ed esse conservavano ancora, attraverso le intemperie di lunghi anni obliati, le possenti sembianze che erano loro state date.
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Mirate gli Argonath

 Frodo intravide, scrutando il Fiume, due grandi scogli distanti che si avvicinavano: parevano immensi pinnacoli o pilastri. Alti, perpendicolari, minacciosi, montavano la guardia ai due lati del letto. Tra di essi vi era una stretta breccia, ove la corrente sospinse le barche.
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tutt’intorno scorreva l’oscuro Fiume

 La pioggia non durò molto. Il cielo sulle loro teste parve alleggerirsi, improvvisamente le nubi si squarciarono, e i lembi scomparvero trascinati via, a nord su per il Fiume. Nebbie e foschie svanirono. Innanzi ai viaggiatori il corso d’acqua scorreva in un ampio burrone dalle imponenti pareti rocciose, alle quali s’avvinghiavano, sulle sporgenze e nelle fessure, pochi alberi spogli.
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Gimli, di Angesik

 Ivi l’antica strada, ritornando sulla riva del Fiume, scendeva dolcemente sino al bordo di un basso laghetto. Pareva che l’incavo non fosse artificiale, bensì scavato dalle acque che precipitavano vorticose da Sarn Gebir contro un basso spuntone di roccia che si ergeva in mezzo alla corrente.
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 Una dopo l’altra, tutte le imbarcazioni furono trasportate da Boromir ed Aragorn, mentre gli altri li seguivano arrancando faticosamente con i bagagli. Infine tutto fu pronto sul ciglio dell’antica strada. Da allora avanzarono tutti insieme senza ulteriori inconvenienti, eccetto l’intralcio dei rovi e delle numerose pietre franate.
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