Il crudele Caradhras

Nella sua lettera a Milton Waldman, alla fine del 1951, Tolkien scrisse: “Si percepisce ovunque la sensazione di una sorveglianza nascosta sui loro movimenti, una costante ostilità persino da parte di bestie e cose inanimate. La Compagnia è costretta a tentare l’attraversamento delle minacciose Miniere di Moria, e lì Gandalf cade in un abisso nell’atto di salvarli”
 
I lettori hanno a lungo dibattuto su chi fosse responsabile della perlustrazione dei crebain nell’Agrifogliere, dei warg che attaccano la Compagnia più avanti nel capitolo, e se la tempesta che impedisce l’attraversamento delle Montagne Nebbiose attraverso il cancello Corno Rosso alla fine del capitolo sia semplicemente (seppur spettacolarmente) un fenomeno naturale, o un riflesso della malizia del Caradhras stesso, o causato da qualche agente esterno.
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Basta! Basta!, gridò Gimli

Attraversarono il cumulo; ma non appena Frodo ebbe posato i piedi a terra, una valanga di pietre e di neve sdrucciolante rotolò giù con un rombo cavernoso. Lo spruzzo accecò quasi la Compagnia che si appiattò contro la parete rocciosa, e quando l’aria tornò limpida videro che il sentiero alle loro spalle era completamente ostruito.…

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Gandalf il Grigio cadde nell’ombra

«Ahimè!», disse Aragorn. «Gandalf il Grigio cadde nell’ombra. Egli rimase a Moria ove soccombette».
A tali parole tutti gli Elfi della sala gridarono dal dolore e dallo stupore. «Queste sono notizie assai funeste», disse Celeborn, «le più funeste che siano giunte qui in lunghi anni pieni di sofferenze».…

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Guardatelo lì sorridere al sole!

«Ahimè! Temo che non possiamo più trattenerci qui», disse Aragorn. Volse lo sguardo verso le montagne e levò in alto la spada. «Addio, Gandalf!», gridò. «Non ti avevo forse detto: Se varchi le porte di Moria, attento? Ahimè, come avevo ragione!…

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