La cavalcata rapida attraverso le colline, l’abbondante colazione, il calore del sole di mezzogiorno, il profumo dell’erba, lo star comodamente seduti un po’ troppo a lungo, con le gambe distese e gli occhi rivolti verso il cielo sereno sono forse fattori sufficienti a spiegare ciò che avvenne. Il fatto è che improvvisamente si svegliarono inquieti e ansiosi da un sonno che non si erano affatto ripromessi di fare. La pietra era gelida e proiettava verso oriente una pallida ombra che li copriva. Gli Hobbit saltarono in piedi allarmati, e corsero al bordo occidentale. Scoprirono di essere in un’isola in mezzo a un mare di nebbia. E mentre guardavano angosciati il sole del tramonto, lo videro tuffarsi davanti ai loro occhi fra i bianchi flutti, e una fredda ombra grigia incominciò a diffondersi da est.
Ebbero l’impressione che una trappola si chiudesse intorno a loro, ma non si persero del tutto d’animo. Camminavano uno dietro l’altro per evitare di perdersi e di vagare in direzioni opposte, e Frodo apriva il varco. Improvvisamente Frodo vide qualcosa che lo rincuorò: stavano finalmente avvicinandosi al passaggio tra le due creste, al cancello nord dei Tumulilande. Se riuscivano ad attraversarlo, erano salvi.
«Coraggio! Seguitemi!», gridò voltandosi indietro e accelerando il passo. Ma la sua speranza si tramutò presto in inquietudine e angoscia: gli altri non l’avevano seguito.

«Sam!», chiamò. «Pipino! Merry. Ma il suo richiamo rimase senza risposta. Fu colto dal panico, e tornò indietro correndo fra le due pietre e gridando disperatamente: «Sam! Sam! Merry! Pipino!».
Debole, lontanissimo e dall’alto giunse un urlo. «Frodo! Frooooodo!»,
E poi un grido come aiuto! aiuto! aiuto! ripetuto più volte, che finì con un ultimo aiuto! seguito da un lungo lamento interrotto bruscamente.
Si precipitò inciampando e cadendo verso le grida con tutta la rapidità che le sue gambe spossate gli consentivano. Gli sembrava di scalare, salire, inciampare all’infinito.
Alla sua destra s’innalzava, delineandosi contro il chiarore delle stelle occidentali, una fosca forma nera. Era un grande tumulo.
«Dove siete?», gridò ancora una volta, spaventato e incollerito al tempo stesso. «Qui!», disse una voce fredda e profonda che sembrò uscire dalla terra. «Ti sto aspettando!».
Gli parve di scorgere due occhi estremamente freddi nei quali l’unica cosa viva era una fioca luce proveniente da molto lontano. Quindi una morsa più forte e più fredda dell’acciaio l’afferrò, congelandogli le ossa. Non ricordò più niente.
Uno Spettro dei Tumuli l’aveva afferrato.
- Stella del Vespro
