nella loro miseria maledicevano se stessi

Zamacona era il benvenuto, tanto più che sembrava un uomo d’alto rango e molto meglio informato sul mondo esterno dei precedenti visitatori. Sarebbe stato una preziosa fonte d’informazioni, e il popolo di K’n-yan sperava che non gli dispiacesse troppo restare laggiù per sempre.
A sua volta Zamacona apprese molte cose sul mondo di K’n-yan, e per essere solo il primo colloquio lo lasciò quasi senza fiato. Seppe, per esempio, che da qualche migliaio di anni fenomeni come la vecchiaia e la morte erano stati sconfitti; gli uomini non si indebolivano col passare degli anni e non morivano se non di morte violenta o di propria volontà. Con opportuni accorgimenti si poteva restare eternamente giovani e diventare immortali; l’unica ragione per cui alcuni di loro si permettevano di invecchiare era che ne apprezzavano il senso, poiché in quel mondo regnavano stagnazione e routine. Tuttavia, quando lo desideravano potevano tornare giovani. Nascite non ce n’erano più, tranne per scopi scientifici, dato che l’incremento demografico era giudicato del tutto inutile da una razza che padroneggiava la natura e qualsiasi forma di vita organica rivale. Parecchi, tuttavia, dopo un certo tempo preferivano morire; infatti, nonostante l’ingegnosità con cui venivano inventati sempre nuovi piaceri, il fardello della coscienza diventava semplicemente insopportabile per le anime più sensibili, soprattutto quelle in cui il tempo e l’esaurimento avevano azzerato gli istinti fondamentali e le emozioni legate all’autoconservazione.

{Howard Phillips Lovecraft, K’n-yan, In the pits of K’n Yan I was reborn by MrZarono on DeviantArt}

Sauron però volle che fosse costruito sul colle, nel bel mezzo della città dei Númenórean, Armenelos la Dorata, un grandioso tempio, il quale aveva la forma di un cerchio alla base, dove le mura avevano lo spessore di cinquanta piedi, e il diametro della base era di cinquecento piedi, e le mura stesse si levavano dal suolo per cinquecento piedi ed erano sormontate da un’enorme cupola. Questa venne tutta ricoperta d’argento e si drizzò scintillando al sole, per modo che la sua luce poteva essere scorta da lontano; ma ben presto la luce fu ottenebrata e l’argento si annerì. Sorgeva infatti, in mezzo al tempio, un altare di fuoco, e la sommità della cupola era aperta e ne sortiva gran quantità di fumo. E il primo fuoco sull’altare, Sauron lo accese con il legno di Nimloth fatto a pezzi, che crepitò e andò consunto; ma la gente restò stupita dalle esalazioni che ne uscirono, tali per cui la contrada fu gravata per sette giorni da una nube che solo lentamente trascorse a ovest.
Da allora, fuoco e fumo non ebbero cessa; ché il potere di Sauron aumentava giorno per giorno, e in quel tempio, con spargimento di sangue, tormenti e grandi perversioni, uomini compivano sacrifici a Melkor onde li affrancasse dalla Morte. E, di solito, era tra i Fedeli che sceglievano le loro vittime; mai però in base all’aperta accusa di non voler rendere adorazione a Melkor, il Donatore di Libertà, perché venivano piuttosto imputati di odiare il Re e di essere ribelli, ovvero di complottare contro la stessa gente, diffondendo menzogne e veleni. Accuse che per lo più erano false; ma quelli erano giorni tristi, e l’odio genera l’odio.
Ma con tutto questo, la Morte non si dipartiva affatto dalla contrada, anzi compariva più precocemente e più spesso, e in molte spaventose guise. Perché, mentre prima gli Uomini invecchiavano lentamente e alla fine si ponevano a giacere, per addormentarsi, quando erano stanchi del mondo, ecco ora follia e malattia assalirli; e temevano la morte e di andarsene nel buio, il regno di quel signore che pure s’erano scelti; e nella loro miseria maledicevano se stessi.

{J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion, Akallabêth La Caduta di Númenor, ArtStation – Black Númenor by Nemanja Bubalo}
-Ancalagon

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