Così, Thorin continuò: «Ci siamo riuniti per discutere i nostri piani, le soluzioni, i mezzi, le strategie e le risorse. Tra poco, prima che spunti l’alba, intraprenderemo il nostro lungo viaggio, un viaggio da cui qualcuno di noi, o forse ognuno di noi (eccetto il nostro amico e consigliere, l’ingegnoso stregone Gandalf) può anche non ritornare. È un momento solenne. Il nostro scopo, non credo di sbagliare, è ben noto a tutti noi. Per lo stimatissimo signor Baggins, e forse per uno o due dei Nani più giovani (credo di non sbagliarmi se indico Kili e Fili, per esempio) può essere opportuna una sommaria e breve descrizione dello stato attuale delle cose».
Questo ero lo stile di Thorin. Era un Nano importante. Se gli fosse stato permesso, con molta probabilità sarebbe andato avanti in questo modo fino a rimanere senza fiato, senza raccontare a nessuno dei presenti niente che non fosse già noto a tutti. Ma fu bruscamente interrotto. Il povero Bilbo non ce la fece più a sopportarlo. Al può anche non ritornare cominciò a sentire un grido salire dentro di lui, e ben presto esso esplose come il fischio lacerante di una locomotiva che esce da un tunnel. Tutti i Nani saltarono su picchiando sopra la tavola. Gandalf fece sprizzare una luce blu dall’estremità del suo magico bastone e nel suo vivido bagliore si poté vedere il povero piccolo Hobbit inginocchiato sul tappeto davanti al focolare, tremante come una gelatina che si sta squagliando. Poi cadde bocconi sul pavimento e continuò a gridare: «Fulminato, fulminato!»; e questo fu tutto quanto riuscirono a cavargli fuori per un bel po’. Così lo presero e lo levarono di lì, posandolo sul divano del salotto con qualcosa da bere vicino, e tornarono ai loro affari oscuri.
{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Una Riunione Inattesa, Thorin Oakenshield by fresco-child on DeviantArt}
-Ancalagon