LINGUE ELFICHE/13 STORIA ESTERNA - PARTE III ~ I saggi linguistici e le Etymologies

Abbiamo esaminato nel corso degli scorsi appuntamenti il primo periodo della concettualizzazione delle lingue Elfiche da parte di Tolkien, vediamo adesso come la concezione evolve a partire dagli anni ’30, ovvero da quando Tolkien comincia sistematicamente un processo di rielaborazione (narrativa e linguistica a un tempo) del materiale prodotto al tempo dei due lessici e dei Racconti.

Medio Periodo (1930 ca. – 1950 ca.)

Si tratta, in un certo senso, di un periodo di transizione per le lingue Elfiche (non ci troviamo ancora di fronte alle Lingue del Signore degli Anelli, tuttavia Qenya e Goldogrin acquistano uno spessore teorico che prima non avevano) e nondimeno prolificissimo: non solo è la fase della vita di Tolkien in cui pubblicherà il suo primo romanzo, Lo Hobbit, e scriverà la sua opera più conosciuta, Il Signore degli Anelli, ma è anche il periodo in cui produce il maggior numero di opere linguistiche a corredo dei dizionari che avevano segnato il ventennio precedente. Ne elenco di seguito alcune, con riferimenti bibliografici e qualche commento:

  • Vengono attribuiti nuovi nomi per identificare i sottoinsiemi di parlanti e i rispettivi idiomi. Esistono alcune liste comparate di nomi che illustrano esattamente questo passaggio (Early Chart of Names; Official Name List, pubblicati in Parma Eldalamberon XIII).

    Per fare un esempio concreto (già schematizzato nella tabella allegata qualche post fa): se le tre stirpi elfiche erano prima Teleri (i Vanyar del Silmarillion), Noldoli e Solosimpi (i Teleri del Silmarillion), adesso sono chiamate rispettivamente Lindar (che in seguito sarà invece uno degli appellativi dei Teleri), Noldor e Teleri.

    In questa fase è preferito a “Gnomico” il termine Noldorin. Già prima della metà degli anni ’20 Tolkien aveva redatto del Noldorin svariate liste di vocaboli, compendi di regole grammaticali, schemi sulla mutazione delle consonanti inizio di parola (fenomeno tipico della “seconda lingua” in ogni sua incarnazione, che vedremo riproposto anche nel Sindarin Classico). (Tutti questi documenti sono raccolti in Early Noldorin Fragments, PE XIII).

 

  • Nei primi anni ’30 Tolkien compila diversi documenti grammaticali sul Qenya/Quenya: questi riguardano perlopiù declinazioni e formazione dei sostantivi (Qenya: Declension of Nouns, PE XXI), sistemi dei casi (Bodleian Declension, Vinyar Tengwar 28) e coniugazioni (Quenya Verbal System, PE XXII), nonché uno dei primi tentativi di dare al Qenya un sistema di scrittura organico e coerente: l’alfabeto Feanoriano (Qenya Alphabet, PE XX; The Feanorian Alphabet, PE XXII).

    Non il primo in assoluto in effetti: nel corso degli anni ’20, Tolkien aveva già ideato diversi sistemi di scrittura, dal Sarati (le lettere di Rúmil) (PE XIII) al Valmaric (PE XIV), e di ciascuno di questi esistono numerosi documenti (schemi, sommari, tabelle dei caratteri, chart con i valori fonetici e/o ortografici) che comprovano l’uso da parte di Tolkien soprattutto per la traslitterazione in inglese, ma che, come ogni creazione del Professore, erano già perfettamente integrati nell’impianto subcreativo. Ecco come le lettere di Rúmil costituiscono in effetti il primo sistema di scrittura in assoluto in vigore presso gli Elfi, redatto durante la lunga era di pace a Valinor, prima del furto dei Silmaril, e da queste stesse lettere Feanor trasse il suo sistema di caratteri Tengwar, come vedremo in futuro.

    Altri cosiddetti “pre-feanorian alphabets” (PE XVI, XVIII), come il Qenyatic, il Falassin, il Noriac, erano stati precedentemente (1924-29) coniati, ma poiché non superarono la fase esplorativa e non approdarono mai alle versioni “mature” di Quenya e Sindarin, a differenza delle lettere di Feanor, non avranno spazio in questa rubrica.

 

  • Dal punto di vista fonologico, Tolkien si dedica a una serie di scritti molto tecnici, a partire dal 1937: Tengwesta Quenderinwa (sul Quendiano, la matrice linguistica) (PE XVIII); Outline of Phonetic Development e Outline of Phonology (sul Quenya) (PE XIX). In questo periodo abbandona alcune caratteristiche mutuate da linguaggi indo-europei, ad esempio l’impiego di consonanti sillabiche come ṇ – ṛ nelle radici Elfiche Primitive.
    Vedi ᴱ√PṆTṆ > ᴹ√PAT-; ᴱ√KṚKṚ > ᴹ√KARAK; ᴱ√K > ᴹ√AKLA-R- (con metàtesi).

 

The Tree of Tongues, “albero genealogico linguistico”, schema per una delle versioni del Lhammas
  • Tolkien in questo periodo redige anche un trattato sull’evoluzione delle lingue Elfiche (trattando grosso modo ciò che abbiamo cercato di sommarizzare nelle scorse puntate, solo in una fase creativa/narrativa precedente, dunque con una nomenclatura e delle dinamiche in seguito parzialmente abbandonate), ed è questo il Lhammas, il Resoconto delle Lingue. Scritto dal dotto Elfo Noldorin Pengoloð, a Tol Eressëa, ripercorre tutta la storia linguistica degli Elfi fin dal loro risveglio, attraverso le loro scissioni e la diversificazione dei vari idiomi. Verrà pubblicato da Christopher nelle sue varie redazioni all’interno del quinto volume della History of Middle-earth, The Lost Road & Other Writings (1987).

 

  • Nel 1937-38, a ridosso della pubblicazione dello Hobbit, Tolkien compila il fondamentale dizionario etimologico comparato, The Etymologies, che Christopher pubblicherà sempre in Lost Road, dove figurano, ordinati secondo radici come nel Qenyaqetsa, la maggior parte dei lemmi concepiti fino a quel momento in tutte le lingue Elfiche, dal Quendiano al Noldorin, passando per Eldarin, Qenya e Ilkorin.

 

Sulla maggior parte di questi scritti non ci soffermeremo affatto, eccetto che sui sistemi di scrittura, ai quali dedicheremo qualche puntata.

Tuttavia era giusto citarli, per rendersi conto anche solo vagamente a cosa si riferisse il nostro quando, in una lettera del 16 dicembre 1937 agli editori, che lo spingevano calorosamente a scrivere un sequel per Lo Hobbit, rispondeva:

Prometto di prendere in considerazione questo problema. Ma sono sicuro che Lei sarà d’accordo con me quando dico che la costruzione di una mitologia consistente ed elaborata (e due linguaggi) mi occupa in pieno, e i silmarils sono nel mio cuore.

 

 

Copertina di The Hobbit (1937, prima edizione). A margine alcune annotazioni di Tolkien in merito all’illustrazione per la copertina (vd. Lettera 12)

Bibliografia di riferimento:

  • The Lhammas; The Etymologies tratti da The Lost Road & Other Writings, History of Middle-earth – Volume V (1987), ed. Christopher Tolkien.

  • Parma Eldalamberon, numeri XI–XIV, XVI, XVIII–XXII, ed. Gilson – Smith – Wynne – Hostetter – Welden.

  • Vinyar Tengwar, numero 28, The Bodleian Declension, ed. Wynne – Gilson – Hostetter.

Sitografia:

-Rúmil

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