Le Porte di Durin, Signore di Moria

«Ci sarebbe una via da poter tentare», disse Gandalf. «Sin da principio, quando incominciai a riflettere su questo viaggio, pensai che avremmo dovuto tentarla. Ma non è una via piacevole, e non ne ho mai fatto cenno alla Compagnia. Aragorn vi si opponeva, almeno fin quando non avessimo fatto un tentativo di attraversare le montagne».
«Se è una via peggiore di quella del Cancello Cornorosso, allora dev’essere veramente terribile», disse Merry. «Ma faresti bene a dirci tutto e a prepararci subito al peggio».
«La via della quale vi parlo conduce alle Miniere di Moria», disse Gandalf. Gimli solo alzò il capo; un fuoco covava nei suoi occhi. Tutti gli altri, all’udir quel nome, furono invasi dal terrore. Persino agli Hobbit rievocava leggende di oscura paura.
[…]
La Luna brillava ora sulla grigia faccia della rupe; ma essi non scorsero nulla per un certo tempo. Poi, lentamente, sulla superficie sfiorata dalle mani dello stregone, apparvero pallide linee, simili ad esili vene d’argento nella pietra. Da principio non erano più grosse dei fili di una ragnatela, tanto che luccicavano incerte là ove la Luna le sorprendeva; ma diventarono man mano più grandi e più precise, fin quando se ne poté indovinare il disegno.
In cima, nel punto più alto che Gandalf potesse raggiungere, vi era un arco sul quale erano incise in un carattere elfico lettere intrecciate. Sotto si poteva scorgere, benché i fili fossero in alcuni posti confusi o interrotti, il contorno di un’incudine e di un martello sormontati da una corona con sette stelle. Più in basso vi erano due alberi, dai rami dei quali pendevano delle lune crescenti. Ma ciò che irradiava la luce più brillante, era un’unica stella a molte punte, nel centro della porta.
«Sono gli emblemi di Durin!», esclamò Gimli.
«E’ l’Albero degli Alti Elfi!», disse Legolas.
«E’ la Stella della Casa di Feanor», disse Gandalf.
«Sono intarsi d’ithildin, che riflette solo i raggi di luna e di stelle, e dorme sin quando non sente il tocco di chi pronunzia parole ormai da tempo obliate nella Terra di Mezzo. Io le udii molti anni addietro, e dovetti riflettere profondamente prima di riuscire a rammentarle».
«Le Porte di Durin, Signore di Moria. Dite, amici, ed entrate. E sotto vi è scritto, in caratteri piccoli e pallidi: Io, Narvi, le feci, Celebrimbor dell’Agrifogliere tracciò questi segni».
{J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, la compagnia dell’anello,
Walls of Moria by Donato Giancola,
Moria, by J.R.R. Tolkien}
-Stella del Vespro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back To Top
Racconti di Tolkien