L'EVOLUZIONE DELLA LEGGENDA + LINGUE TOLKIENIANE - Le ETIMOLOGIE

L’EVOLUZIONE DELLA LEGGENDA
(episodio cross-over con):
LINGUE TOLKIENIANE

Le ETIMOLOGIE

Ben ritrovati a quello che potremmo definire un vero e proprio “cross-over episode!” tra due delle rubriche da me (Rúmil) curate: “L’Evoluzione della Leggenda” e “Lingue Tolkieniane”.

L’occasione ghiotta che ci consente di fare questo rendez-vous tra “discipline” tolkieniane è ovviamente il fondamentale testo delle Etymologies (“Le Etimologie”), che si colloca temporalmente proprio nel “periodo medio” del Legendarium tolkieniano, che abbiamo recentemente affrontato anche nel Lhammas, e che costituisce uno dei cardini dell’evoluzione delle lingue fittizie del Professore.

Per un’introduzione degna a questo testo, che affronti tutti i temi che esso richiama, procederò attraverso un elenco puntato:

• Il titolo completo di questo testo è Nomi e parole Beleriandici e Noldorin: Etimologie. Come tipicamente avviene con gli scritti linguistici di Tolkien, si tratta di un testo dalla straordinaria complessità, soprattutto per la sua natura, più che di un dizionario in senso stretto, di dizionario etimologico di relazioni tra parole. Esattamente come per il Lessico Qenya infatti (abbiamo parlato del LQ in questo post), le Etimologie sono costituite da un elenco in ordine alfabetico di radici primarie, o “basi”, con i loro derivati.

Scrive a questo proposito Christopher nell’introduzione, parlando del peculiare metodo di lavoro di suo padre:

La cosa forse più sorprendente è il suo così scarso interesse per la creazione di vocabolari esaurienti delle lingue elfiche. Non rifece mai niente di simile al minuscolo “dizionario” della lingua gnomica originale […] [Sarebbe il Lessico Gnomico, ne abbiamo parlato in questo post] è possibile che un’impresa del genere fosse sempre rimandata al giorno, che non sarebbe mai arrivato, in cui si fosse raggiunto uno stadio sufficientemente definitivo del lavoro. Nel frattempo, quella non era per lui una necessità primaria. Del resto, egli non “inventava” nuove parole e nomi arbitrariamente: in linea di principio, li congegnava dall’interno della struttura storica, procedendo dalle “basi” o radici primitive, aggiungendo suffissi o prefissi oppure formando composti, decidendo (o, come lui avrebbe detto, “scoprendo”) quando la parola era entrata nella lingua, seguendo i regolari mutamenti di forma che avrebbe in tal modo subito, e osservando le possibilità di influenza formale o semantica di altre parole nel corso della sua storia. Allora una tale parola sarebbe per lui esistita, ed egli l’avrebbe saputo.

• Cosa intende Christopher quando menziona la “struttura storica”? L’altro aspetto del lavoro linguistico di Tolkien, fondamentalmente legato alla sua professione di filologo e alla sua incredibile capacità di conferire – alla creazione linguistica più che a qualsiasi aspetto della costruzione di mondo – verosimiglianza a ciò che inventava o, per dirla a modo suo, “scopriva”, era infatti il metodo “storico”. Tolkien stesso affermò in una famosa lettera (la 294 a Charlotte e Denis Plimmer, in cui commenta alcuni passaggi di un loro articolo uscito sul Daily Telegraph Magazine e a lui dedicato) che “una lingua richiede una dimora adatta, e una storia in cui potersi sviluppare”.

Pertanto ciò che egli faceva era, come abbiamo ben visto anche nel Lhammas, incorporare le proprie creazioni linguistiche in una storia, la storia degli Elfi che quelle lingue le parlavano; e all’interno di questo “terreno fertile” egli ne “studiava” i fenomeni di separazione e interazione, espandendole e approfondendole costantemente.

Questo fa sì che ogni parola delle lingue tolkieniane sia “spiegabile” storicamente, ricostruendone la filologia, esattamente come sarebbe per le lingue (non “inventate”) del Mondo Primario.

Dunque il concetto di “invenzione” è, come si può ben vedere, decisamente più complesso rispetto alla creazione dal nulla di un mero costrutto linguistico totalmente artificiale e ideato a tavolino (come è, per esempio, l’Esperanto, che Tolkien amava e ammirava molto, definendola “la lingua artificiale ideale” – vd. “Un vizio segreto”): Tolkien tentava di riprodurre le condizioni all’interno delle quali le proprie lingue si sarebbero evolute. Per questo motivo era più interessato ai processi di cambiamento tra le lingue o tra stadi diversi della stessa lingua, più che alla definizione completa e ordinata (e fruibile da chiunque…) di una struttura e di un uso per ciascuna di quelle lingue, in ogni dato momento della sua evoluzione.

Ciò fece sì che ogni volta che avrebbe potuto progredire e mettere a punto una grammatica completa o un dizionario vero e proprio, Tolkien si “incagliasse” con un resoconto storico-etimologico sui suoni primordiali delle lingue Quendiane, sull’evoluzione e scissione tra i vari idiomi, sulla morfo-sintassi comparata… Ogni volta che ricominciava da capo, pare, veniva colto da immediata insoddisfazione e dalla voglia di ampliare lo scenario generale con nuove costruzioni linguistiche, con nuovi dettagli, con nuovi livelli di lettura; il che rese questo progetto alla lunga insostenibile – e ovviamente profondamente incompleto e di difficilissima interpretazione.

• Le Etimologie possono essere collocate, a livello di datazione, come più o meno coeve del Quenta Silmarillion. Tolkien cominciò a lavorarvi in un momento imprecisato verso la metà degli anni ’30; alcune modifiche risalgono al periodo tra la fine del 1937 e l’inizio del 1938, come dimostrano certe note in cui Tolkien aveva preso appunti sul “ritorno dei materiali” e su cambiamenti necessari a nomi e parole. È probabile che vi continuò ad aggiungere voci anche negli anni immediatamente successivi, ovvero mentre stava lavorando al Signore degli Anelli, poiché vi ritroviamo alcuni nomi mai incrociati prima della loro prima comparsa nel romanzo. A livello “interno”, le Etimologie rispecchiano la situazione linguistica del Beleriand così come viene immaginata nel Lhammas: il Noldorin è ancora il “precursore” del Sindarin, senza che vi sia ancora la concezione di una fusione sostanziale tra l’idioma dei Noldor esuli e il linguaggio indigeno del Beleriand. È molto affascinante poter osservare questa fase così nel dettaglio, dato che la “riforma” successiva, che tramite Il Signore degli Anelli avrebbe portato appunto alla concettualizzazione del Grigio-Elfico, avrebbe sconvolto non poco tanto gli eventi storici sottesi quanto le strutture linguistiche (per fare un esempio chiaro: l’Ilkorin sarebbe sparito, soppiantato appunto dal Sindarin e dalle sue varianti, e “riciclandone” alcune parole e radici, come abbiamo detto in questo post).

• La caratteristica più affascinante delle Etimologie è la compresenza di numerose lingue al suo interno, e la comparazione tra forme della stessa parole in ciascuna di essere (quelle che in gergo si chiamano cognate words). Ecco perché Tolkien utilizza abbreviazioni per ciascuna lingua presente:

Dan. Daniano
Dor. [dialetto] del Doriath [Doriathrin]
Eld. Eldarin
NE Noldorin dell’Esilio (indicato anche come “Esiliaco”, ma spesso semplicemente con N)
Ilk. Ilkorin
L Lindarin
N Noldorin
AN Antico Noldorin (ovvero il Korolambë o Kornoldorin, la lingua dei Noldor parlata in Valinor)
Oss. Ossiriandeb (o Ossiriandico)
QP Quendiano Primitivo
T Telerin

Il simbolo † indica “poetico o arcaico”. Un asterisco anteposto a una forma indica che questa è “ipotetica”, e la sua esistenza è dedotta da forme attestate successive.

Folio 93 dal manoscritto delle Etymologies

Propongo adesso alcune voci d’esempio, che ho scelto in quanto significative rispetto ai cambi d’idea di Tolkien sui significati delle radici in relazione alle modifiche della narrativa: come abbiamo già visto nel Lhammas i significati di “Avari”, “Eldar” e “Lembi” furono soggetti a diverse modifiche e slittamenti, man mano che Tolkien ripartiva gli Elfi nei vari gruppi e decideva il loro destino nella Grande Marcia. Se all’inizio “Eldar” significava infatti “Coloro che partirono”, in seguito prese a significare “Popolo delle Stelle”, e il significato di “Coloro che partirono” fu adottato da “Avari”. Tuttavia sappiamo bene che anche questo era destinato a cambiare, pertanto a un certo punto Tolkien corresse le voci, riscrivendole, e integrando il significato di “ritirarsi, rifiutare” nella radice AB-, ABAR- da cui viene appunto Avar o Avaro.

AB-, ABAR- rifiutare, negare, *ábārō̆ uno che rifiuta, uno che non avanza: Q Avar (o Avaro), pl. Avari = Elfi che non hanno mai lasciato la Terra di Mezzo o iniziato la marcia; N Afor, pl. Efuir, Efyr (AN abóro). Vedi AWA.

[Questa voce, come scritta in origine, dava il significato radicale come “andar via, partire”, tradotto *ábārō̆ come “partente, uno che avanza”, e definiva Avari come “Elfi che lasciarono la Terra di Mezzo”. Una voce aggiuntiva sembra ammettere entrambe le evoluzioni dal significato radicale: “AB- ritirarsi, tornare indietro, rifiutare.”]

ELED- andare, dipartirsi, partire. Q Elda Elfo “partito”; N eledh. Q lesta- partire, pass. lende. [Questa voce originale fu sostituita dalla seguente, scritta con la stessa cura e chiarezza della prima:] ÉLED- “persona delle stelle”, Elfo. Q Elda (Eldamar o Elende = Elfica dimora, Eldalie, Eldarin); N Eledh, pl. Elidh, vedi Eledhrim, Eledhwen [Bellezza elfica > ] Fanciulla elfica, Elennor (Eledandore > Eleðndor). Dor. Eld, pl. Eldin. Dan. Elda. [Le forme Dor. e Dan. furono poi barrate e fu aggiunto quanto segue:] In Dor. e Dan. Trasposto > edel- da cui Dor. Egla, Eglath (vedi Eglamar, Eglorest); Dan. Edel. Eglador = Doriath in Doriathrin; Ariador = terre fuori da Eglador. Vedi Eglor (fiume degli Elfi), nome Ilkorin di un fiume nel Beleriand Occidentale. […] [Altri segni deboli a matita mostrano mio padre dubbioso sulla derivazione di Eldar da una base che significa “stella”, e lo mostrano suggerire che, sebbene il nome fosse così interpretato, era probabilmente in realtà alterato da edela “il [figlio] maggiore” – eðel, eðil trovandosi anche nel Noldorin. Viene proposta una base EDE-, EDEL- “precedere, passare avanti”, con il derivato edela (= eleda) “primogenito”, ma questa fu cancellata.]

LEB-, LEM- rimanere, attaccarsi, aderire, restare, indugiare. Q lemba (*lebnā) lasciato indietro, pl. Lembi Elfi rimasti indietro = Ilkorin Teleri; N lhevon, lhifnir.

Manoscritto di Tolkien con test di scrittura elfica (Tengwar e Cirth) e l’incipit di un testo sulle lingue Eldarin (“The Eldarin languages were spoken by the Eldalië”)

Tratto da Le Etimologie, in La Strada Perduta e Altri Scritti, V volume della Storia della Terra di Mezzo

-Rúmil

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