? (probabilmente un Regno Elfico o Nanico) – 2.941 T.E., parte del tesoro dei Troll
Sono molti i bizzarri e inattesi oggetti che popolano le storie di Arda, e di molti, tra di essi, conosciamo poco più che la loro forma e la loro funzione.
Tra di essi, uno dei più curiosi è senz’altro la Borsa Parlante, uno strano oggetto capace non solo di esprimersi, come da denominazione, con parole comprensibili ai più, ma di evidenziare una certa forma di coscienza e di sensorialità, tale da poter riconoscere cosa avviene intorno ad essa.
Incontriamo la Borsa Parlante in un celebre episodio del Libro Rosso, durante l’impresa di Bilbo Baggins con la Compagnia di Thorin Scudodiquercia, impegnati nella riconquista di Erebor. Com’è noto, durante l’attraversamento delle Terre Selvagge, si ritrovarono alla mercé di tre grandi Troll, Maso, Berto e Guglielmo, che nel mostrare una certa predilezione per l’eloquio, si stavano cucinando una cena intorno al fuoco.
Fu Bilbo ad avvicinarsi ad essi, cercando di sottrarre loro la Borsa di Guglielmo, convinti di potervi trovare informazioni sulla loro presenza in quel luogo. Ma proprio mentre stava avvicinando la mano alla Borsa, un alto squittìo si alzo dalla Borsa, e una voce acuta disse “Ehi! Chi sei tu”?
Bilbo fece un salto indietro spaventato, ma ormai era troppo tardi. I Troll lo catturarono e in pochi minuti fecero lo stesso con tutti i Nani eccetto Thorin, che si risolse al combattimento contro i tre pericolosi avversari. E pur riuscendo a colpirne due, facendo anche saltare un dente a Maso, fu rapidamente bloccato dagli altri due e legato insieme agli altri, mentre i Troll decidevano come cucinarli. Fu poi l’intervento di Gandalf, che confuse i Troll impegnandoli in una lunga discussione su chi stesse parlando, a salvare la situazione facendoli pietrificare dalla prima luce del Sole.
Ma torniamo alla Borsa, certamente un artefatto molto particolare, pensato certamente per evitare che venisse sottratta al proprietario, e dunque destinata a contenere valori o gioielli. Non è noto quale fosse l’incantamento che le permettesse di parlare e di comprendere cosa avveniva intorno a lei, ma doveva trattarsi certamente di un’arte sviluppata dai popoli liberi e non da Troll o creature del Nemico.
È per questo che, sebbene non sia stato altrimenti specificato, sono in molti tra gli studiosi del Libro Rosso a sostenere che dovesse trattarsi di un artefatto Elfico o più probabilmente nanico, che certamente i Troll devono aver trovato durante qualche scorreria. Ricordiamo infatti che nel loro bottino erano presenti almeno due artefatti di straordinario valore e storicità come Glamdring e Orcrist, le spade forgiate a Gondolin durante la Prima Era che saranno poi brandite da Gandalf e Thorin.