«E’ spaventoso a leggersi», disse. «Temo che la loro fine sia stata crudele.
«Non possiamo più uscire. Giunge la fine, infine tamburi, tamburi negli abissi. stanno arrivando»
Una paura ed un orrore improvvisi di quella stanza s’impadronirono della Compagnia.
«Non è stato vano venire in questa stanza. Adesso so dove siamo.»
Gandalf aveva appena finito di pronunciare queste parole, quando si udì un grande rumore: un bum rombante che pareva giungesse dalle profondità sotto di essi, tremando nella roccia ai loro piedi.
«Intrappolati!», esclamò Gandalf. «Perché ho indugiato? Eccoci qui prigionieri, esattamente come loro, tempo addietro. Ma io non ero qui, allora. Vedremo …».
Dum, dum rintronò il tamburo, e le pareti tremarono.
«Non dobbiamo chiuderci dentro. Tenete socchiusa la porta orientale! Fuggiremo da lì, se ne abbiamo l’occasione».
La Compagnia sguainò le spade che tintinnarono e rumoreggiarono. Glamdring emanava un pallido bagliore, e Pungolo irradiava luce dalla lama. Boromir poggiò la spalla contro la porta ad ovest.
Gandalf. Con un balzo fu al fianco di Boromir, e si eresse in tutta la sua altezza.
«Chi viene in questi luoghi a disturbare il riposo di Balin Signore di Moria?», gridò con voce tonante.
Saltò fino alla stretta apertura della porta, puntando innanzi a sé il bastone. Una luce abbagliante illuminò la stanza ed il corridoio.
«Faremo loro temere la Camera di Marzabul!», disse cupo Aragorn, toccando la lama della sua spada Andùril.
– Stella del Vespro
