LHAMMAS (continua)
Delle lingue degli Elfi nella Terra di Mezzo
e dei Noldorin che vi fecero ritorno
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Altrove si narra che Sindo, fratello di Elwë, sire dei Teleri, s’allontanò dalla sua stirpe e fu incantato nel Beleriand da Melian e non giunse mai a Valinor; in seguito egli fu chiamato Thingol e fu re nel Beleriand dei molti Teleri che non vollero imbarcarsi con Ulmo alla volta di Valinor ma rimasero presso le Falassë, e di altri che non dipartirono perché si attardarono in cerca di Thingol nei boschi.
[In Lhammas A il tema delle lingue del Beleriand viene introdotto diversamente:
Ora presso la corte di Thingol si conosceva il Valarin; ma a adoperarlo erano solo il re e la regina e pochi della loro casa. La lingua del Beleriand difatti era l’Eldarin degli Ilkorin Teleri, la lingua di coloro che infine non vollero salpare con Ulmo alla volta di Valinor ma rimasero presso le Falassë, e di altri che non dipartirono perché si attardarono in cerca di Thingol nei boschi.]
Questi si moltiplicarono e da principio erano ancora sparsi in lungo e in largo tra gli Eredlindon e il mare, poiché la terra del Beleriand è assai vasta e il mondo era ancora nel buio. Nel corso delle ere le lingue e i dialetti del Beleriand si distaccarono interamente da quelle degli altri Eldar di Valinor, sebbene chi sia edotto in tali leggende può notare come anticamente derivassero dal Teleriano. Queste erano le favelle Ilkorin del Beleriand, ed esse sono diverse anche dalle lingue dei Lembi, che là non giunsero mai.
In seguito, la principale delle lingue del Beleriand fu la lingua del Doriath e del popolo di Thingol. Molto simile a essa erano la lingua dei porti occidentali di Brithombar ed Eglorest, che è il Falassian, e quelle di altre compagnie sparse di Ilkorindi che vagavano per la terra, ma tutte queste sono scomparse, poiché ai tempi di Morgoth sopravvissero solo gli Ilkorindi riuniti sotto la protezione di Melian nel Doriath. La lingua del Doriath fu estesamente adoperata in seguito sia dai Noldor che dagli Ilkorindi, / poiché Thingol era un grande re e la sua regina Melian di stirpe divina [modificato in: tra i sopravvissuti alla foce del Sirion, poiché Elwing, la loro regina, e molta della loro gente provenivano dal Doriath].
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Verso l’anno dei Valar 2700, e quasi 300 anni dei Valar prima del ritorno degli Gnomi, mentre il mondo era ancora nel buio, gli Elfi Verdi, che nella loro lingua / si chiamavano Danas [scritto sopra e cancellato con un forte tratto: Danyar (…Qenya Nanyar)] [in Lhammas A: Daniani], al seguito di Dan, giunsero pure nel Beleriand Orientale, dimorando nella regione chiamata Ossiriand, la Terra dei Sette Fiumi, sotto le pendici occidentali degli Eredlindon. Da principio questo popolo era di stirpe Noldorin, tuttavia non è annoverato tra gli Eldar, né tra i Lembi. All’inizio essi seguirono Oromë, ma abbandonarono l’oste di Finwë prima che la grande marcia si fosse spinta molto innanzi e si diressero verso sud. Trovandovi però terre oscure e sterili, poiché nei tempi più antichi il Sud non era mai stato visitato da niuno dei Valar e il suo cielo era gramo di stelle, quel popolo fece ritorno verso nord. Loro primo duce fu Dan, il cui figlio era Denethor [in Lhammas A: Denethor < Denilos], e Denethor guidò molti di loro oltre le Montagne Azzurre ai tempi di Thingol. Sebbene infatti fossero tornati indietro, gli Elfi Verdi avevano comunque udito il richiamo dell’Occidente e talvolta ne erano ancora attratti nell’inquietudine e nel turbamento; per questo non fanno parte dei Lembi. E neppure la loro parlata era simile a quella dei Lembi, ma di natura propria, diversa dalle favelle di Valinor, del Doriath e dei Lembi [modificato in: diversa dalle lingue di Valinor e dei Lambi, e più simile a quella del Doriath, sebbene non identica].

Tuttavia la parlata degli Elfi Verdi dell’Ossiriand si distaccò un poco da quella dei loro congiunti rimasti a est degli Eredlindon [in Lhammas A: che erano chiamati Leikvir], fortemente influenzata dalla parlata del popolo di Thingol. Essi però rimasero separati dagli Ilkorin Teleri e rammentavano i loro congiunti di là dai monti, coi quali avevano ancora qualche rapporto, e in comune con questi si appellarono Danas. Altri però li chiamavano Elfi Verdi, Laiqendi [in Lhammas A: Laiqi o Laiqendi], perché amavano i boschi verdi e le terre verdi ricche d’acque placide; e la casa di Denethor amava il verde più di tutti i colori, e il faggio più di tutti gli alberi. Furono alleati di Thingol, sebbene non gli fossero soggetti, fino al ritorno di Morgoth al Nord, quando, dopo l’uccisione di Denethor, molti ne cercarono la protezione. Molti però rimasero nell’Ossiriand, fino alla rovina finale, e mantennero la propria favella; e rimasero senza re, finché da loro non giunse Beren che presero come loro signore. Ma la loro lingua è ormai scomparsa dalla terra, così come Beren e Lúthien.
[Nota a piè di pagina nel testo: Eppure tale parlata fu registrata a Gondolin, e non fu completamente dimenticata, giacché era nota a Elwing ed Eärendel.]
Dei loro congiunti che dimoravano ancora a est delle montagne, pochi ebbero parte nella storia del Beleriand, ed essi rimasero nelle Terre Interne dopo la rovina dell’Occidente nella grande guerra, e da allora sono scomparsi o si sono confusi tra i Lembi. Tuttavia, nel rovesciamento di Morgoth non mancarono di aver parte, poiché inviarono molti dei loro guerrieri in risposta alla chiamata di Fionwë.
Delle lingue dei Lembi nulla è noto fin dai primi giorni, poiché questi Elfi Scuri non scrivevano e conservavano poco, e adesso essi sono sbiaditi e sminuiti. E le lingue di coloro che si trattengono ancora nelle Terre Interne mostrano ormai scarsa parentela l’una con l’altra, salvo nel differire tutte dalle lingue Eldarin, sia di Valinor e Kôr che del perduto Beleriand. Tuttavia dalle lingue Lembi sono derivate in diversi modi, come si dice in seguito, le svariate lingue degli Uomini, eccetto solo i più antichi Uomini d’Occidente.
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Riguardo all’etimo di Dan, Danas, Denethor, in Lhammas A ci sono alcune interessanti modifiche, sotto forma di appunti aggiunti a matita, non riprese in B:
ndan- dietro, indietro. Coloro che si volsero indietro. Da qui il popolo ndănī.
ndani-thārō salvatore dei Dani. Q[enya] Nanisáro. T[elerin] Daintáro. N[oldorin] Dainthor. D[oriathrin] Deniþor.
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Adesso discettiamo nuovamente dei Noldor, poiché questi tornarono nuovamente da Valinor e si insediarono nel Beleriand per quattrocento anni del Sole. In tutto trascorsero circa 500 anni del nostro tempo dall’ottenebramento di Valinor e dal furto dei Silmaril fino al salvataggio del resto degli Gnomi esiliati e al rovesciamento di Morgoth a opera dei figli degli Dèi. Durante la fuga dei Noldor trascorsero infatti quasi 10 anni Valinor (che corrispondono a 100 del nostro tempo), cinque prima del rogo delle navi e dello sbarco di Fëanor, e cinque ancora fino al ricongiungimento di Fingolfin e dei figli di Fëanor; seguirono poi quasi 400 anni di guerra contro Morgoth. Dopo il sorgere del Sole e della Luna e l’arrivo del tempo misurato nelle Terre Interne, che prima giacevano sotto le stelle immote senza conoscere notte né giorno, la crescita e il cambiamento accelerarono per tutti gli esseri viventi, più rapidi fuori da Valinor e più rapidi ancora nei primi anni del Sole. La lingua quotidiana dei Noldor cambiò molto quindi nel Beleriand, perché v’erano morte e distruzione, dolore e confusione e mescolanza di popoli; e la parlata degli Gnomi fu influenzata grandemente anche da quella degli Ilkorin del Beleriand, e in qualche misura dalle lingue degli Uomini più antichi, e un poco persino dalla favella di Angband e degli Orchi.
Sebbene non si siano mai distanziati molto, anche tra i Noldor stessi ci furono differenze di linguaggio, e le tipologie annoverate sono cinque: la parlata del Mithrim e della gente di Fingolfin; la parlata di Gondolin e della gente di Turgon; la parlata del Nargothrond e della casa e della gente di Felagund e dei suoi fratelli; la parlata di Himring [Lhammas A: Himling] e dei figli di Fëanor; e la parlata corrotta degli Gnomi fatti schiavi, sviluppatasi fra i Noldor che erano tenuti prigionieri ad Angband o costretti al servizio di Morgoth e degli Orchi. La maggior parte di queste perirono nelle guerre del Nord, e prima della fine rimase solo il múlanoldorin [> mólanoldorin], o la lingua degli schiavi, e la lingua di Gondolin, ove l’antica lingua s’era mantenuta più pura. Ma il popolo di Maidros, figlio di Fëanor, perdurò, sebbene in minima parte, quasi fino alla fine, e la sua lingua si mescolò con quella di tutti gli altri, dell’Ossiriand e degli Uomini.
[In questo punto Lhammas A presenta una versione leggermente diversa:

Prima perì il popolo di Fingolfin, la cui lingua era pura, salvo qualche piccola influenza degli Uomini della casa di Hador; e poi Nargothrond. Ma il popolo di Maidros, figlio di Fëanor, sopravvisse quasi fino alla fine, così come quello dei Noldor schiavi, la cui lingua fu udita non solo in Angband, ma in seguito nel Mithrim e in svariati altri luoghi. La lingua dei figli di Fëanor fu largamente influenzata dagli Uomini e dall’Ossiriand, tuttavia non è sopravvissuta.]
Il Noldorin che ancora perdura proviene in gran parte dalla parlata di Gondolin. Lì si è conservata l’antica lingua, poiché trascorsero 250 anni dalla fondazione di quella fortezza fino alla sua caduta, nell’anno del Sole 307, e per la maggior parte di questo tempo il suo popolo non conversò molto con gli Uomini o gli Elfi, e dimorò in pace. Persino dopo la sua rovina qualcosa fu preservato dei suoi libri e delle sue traduzioni, ed è sopravvissuta fino a oggi e, nella sua forma più antica, è chiamata Gondolic (Gondolindeb [> Gondolindren]) o Antico [> Medio] Noldorin. Questa fu la lingua di tutti gli Elfi rimasti liberi nel Beleriand e di quanti s’unirono alle schiere vendicatrice di Fionwë. In tal modo, tuttavia, dopo la caduta di Gondolin essa subì una commistione con il Falassin e soprattutto con il Doriathrin (giacché Elwing si trovava laggiù coi fuggitivi di Menegroth) e in qualche misura con l’Ossiriand, perché Dior, padre di Elwing, fu l’ultimo signore dei Danas dell’Ossiriand.
Il Noldorin dunque è ora la parlata dei sopravvissuti delle guerre del Beleriand che ritornarono in Occidente con Fionwë, cui fu conferita Tol-eressëa come dimora. Ma ancora nelle Terre Interne d’occidente si trattengono gli sbiadenti resti di Noldor e Teleri, mantenendo in segreto le proprie lingue [Lhammas A: “Noldorin diafano” e “Ilkorin diafano”]; fra quelle genti vi furono infatti alcuni che non vollero abbandonare la Terra di Mezzo o la compagnia degli Uomini, ma accettarono la maledizione di Mandos secondo cui sarebbero dovuti sbiadire proprio mentre i più giovani Figli di Ilúvatar crescevano, e questi rimasero nel mondo e sono ora, come tutti quelli di razza Quendiana, solo pochi e sbiaditi.
-Rúmil