L’EVOLUZIONE DELLA LEGGENDA: IL LHAMMAS, la “relazione sulle lingue”
Continuiamo il nostro excursus sui testi più significativi nell’evoluzione del Legendarium. La Storia della Terra di Mezzo, come abbiamo detto, non contiene solo opere strettamente narrative, ma un gran numero di contributi saggistici e approfondimenti tematici sui più svariati argomenti. Abbiamo già passato in rassegna l’Ambarkanta, la “Forma del Mondo”, il trattato cosmologico, scritto dal Lambengolmo Rúmil di Tûn, e accompagnato da diagrammi e mappe, che compendia e descrive le trasformazioni di Arda dalle sue origini fino allo sconvolgimento seguito all’inabissamento di Númenor, quando il mondo da piatto divenne sferico.
Proponiamo adesso un testo molto particolare, scritto anch’esso nel corso degli anni ’30: il trattato detto LHAMMAS, ovvero la “relazione sulle lingue”, scritto dal Lambengolmo Pengoloð di Gondolin.
Questo testo (come dimostra la dicitura “3. Silmarillion” in testa al manoscritto) avrebbe dovuto originariamente far parte, insieme alle due serie di Annali (Valinor e Beleriand), all’ Ainulindalë e al Quenta, del complesso di opere afferenti al “Silmarillion”, così come Tolkien concepiva il “piano dell’opera” fino al 1937 circa.
Si tratta di un compendio e una descrizione dell’evoluzione linguistica degli idiomi elfici, da quando i Quendi fecero la loro prima comparsa a Kuiviénen (> Cuiviénen), le “Acque del Risveglio”, fino all’epoca in cui solo pochi Elfi, sempre più “sbiadenti”, rimasero nella Terra di Mezzo, all’indomani della Grande Battaglia nella quale Melko su sconfitto. Da quel momento in poi il popolo elfico divenne sempre più minoritario nella Terra di Mezzo, e gli Uomini “usurparono la luce del Sole”.
Siamo di fronte, come si può arguire da queste ultime battute, a una concezione narrativa e linguistica ancora “mediana”, vale a dire non più “early” (come poteva essere nei Racconti Perduti e nei vecchi Lessici di Gnomico e Qenya), ma ancora precedente al Signore degli Anelli e alla sostanziale riqualificazione concettuale cui andò incontro l’intero impianto delle lingue Elfiche intorno agli anni ’40-’50.
Per fare un esempio concreto: nel Lhammas non si fa ancora mai alcun riferimento al SINDARIN come alla lingua degli Elfi che risiedevano nel Beleriand prima del ritorno dei Noldor. In questi schemi il Noldorin è ancora una lingua riportata nella Terra di Mezzo dagli Esuli, e costituisce il precedessore concettuale dell’idioma degli Elfi di Thingol solo in quanto il Sindarin ne erediterà lessico, grammatica e caratteristiche fonologiche, soppiantando quello che qui è ancora chiamato “Ilkorin”.
Allo stesso modo il Lindarin è ancora, in questo testo, il dialetto del Quenya parlato da quelli che in futuro saranno i Vanyar, laddove da qui a pochi anni “Lindarin” sarà un termine utilizzato per designare la lingua dei Teleri (poiché “Lindar” diventa, a cavallo tra gli anni ’30 e ’40, sinonimo di “Teleri” e non più il termine utilizzato per il Primo Clan). Vedi qui.
Questi shift di significato, a distanza di pochi anni, per le medesime parole possono destare qualche confusione o perplessità, ma sono assolutamente la norma quando si affronta il Tolkien linguista.
Tornando al Lhammas, la sua struttura è in brevi capitoli tematici, che ripercorrono la discendenza delle lingue, partendo dai Valar (ciascun macro “ramo” linguistico è fatto derivare dall’influenza di un diverso Vala) e arrivando fino agli Uomini, che appresero a loro volta il linguaggio dagli Elfi, e lo rielaborarono sulla scorta del proprio gusto. La maggior parte della trattazione è sulle lingue Elfiche, ma qualche parola viene dedicata anche alle lingue dei Nani, degli Uomini e perfino degli Orchi.
Inevitabilmente questo ramificarsi degli idiomi è da attribuire a migrazioni, scissioni, reciproche influenze, separazioni, riavvicinamenti; è forte l’idea che la lingua contemporaneamente informi e sia informata dalla storia dei popoli. Pertanto la storia delle lingue è anche storia degli spostamenti, della cultura, delle vicissitudini di una popolazione; riflette il tempo di pace come il tempo di guerra, la convivenza serena come l’influenza basata su attrito e ostilità.
Il Lhammas esiste in due versioni differenti, che Christopher Tolkien nomina rispettivamente A e B, più un breve compendio, accompagnato da alcuni schemi, sulle lingue Quendiane, chiamato Lammasethen.
Sia Lhammas A che Lhammas B sono accompagnati da schemi sull’Albero delle Lingue, che tracciano visivamente questa “genealogia linguistica”. Allego in calce il primo di questi due schemi (e il secondo nel prossimo articolo), per consentire una visualizzazione precisa di tutto (ancorché spesso contraddittoria in alcuni suoi dettagli, che venivano costantemente sottoposti a revisione, come ormai abbiamo imparato essere il modus operandi tipico del Professore).
Cercherò di fornire il testo nella versione più completa ed esaustiva possibile, rimandando, laddove necessario, a ciascuna delle versioni esistenti nel caso in cui dovesse presentare dettagli interessanti (magari tralasciati nelle altre), in maniera tale da fornire un quadro il più completo possibile della situazione, privilegiando in ogni caso la versione più vicina al risultato finale.
Sarà facile, per chi volesse, confrontare questo stato dell’arte della concezione etnico-linguistica di Tolkien con ciò che abbiamo discusso nei primi post della rubrica sulle Lingue Elfiche.
che danno conto di una concezione più recente ed evoluta, vale a dire quella presentata nel Silmarillion del 1977 e in alcuni altri testi molto più tardi del presente trattato (tra cui Quendi & Eldar, del 1959-60, e pubblicato in War of the Jewels, XI volume della Storia della Terra di Mezzo; e Of Dwarves and Men, 1969 ca., pubblicato in Peoples of Middle-earth, XII volume della HoME), che perfezionano ed espandono quanto riportato nel Lhammas.
Buona lettura!
***
3. Silmarillion
Il “Lhammas”
Questa è la “Relazione sulle Lingue” che Pengoloð di Gondolin redasse in seguito a Tol-eressëa,
utilizzando l’opera di Rúmil, il saggio di Tûn.
Questo racconto fu visto da Ælfwine quando giunse in Occidente.
Della lingua di Valinor e delle sue discendenti
1

Fin dall’inizio i Valar possedettero una favella e, dopo essere venuti nel mondo, fecero ricorso alla loro lingua per nominare e glorificare tutte le cose che si trovavano in esso. Ere dopo, al momento stabilito, i Qendi (che sono gli Elfi) si destarono nei pressi di Kuiviénen, le Acque del Risveglio, sotto le stelle, nel cuore della Terra di Mezzo.
Ivi furono rinvenuti da Oromë, Signore delle Foreste, e da lui appresero, in base alle loro capacità, il linguaggio dei Valar; e tutte le lingue che ne sono derivate possono essere chiamate Oromiane o Quendiane. La lingua dei Valar muta poco, poiché i Valar non periscono; e prima del Sole e della Luna non cambiava col trascorrere delle ere a Valinor. Ma quando gli Elfi l’appresero, la modificarono fin dall’inizio durante l’apprendimento e ne ammorbidirono i suoni, aggiungendovi molte parole e soluzioni di loro gradimento. Gli Elfi difatti amano creare parole e questa è sempre stata la causa principale del cambiamento e della varietà delle loro lingue.
2
Già nelle loro prime dimore gli Elfi erano divisi in tre stirpi, i cui nomi in forma valinoreana adesso sono: i Lindar (i belli), i Noldor (i saggi) e i Teleri (gli ultimi, poiché furono gli ultimi a destarsi). I Lindar dimoravano più a ovest, i Noldor erano i più numerosi e i Teleri, le cui dimore si trovavano più a est, vivevano sparsi nelle foreste, giacché fin dal loro risveglio furono errabondi e amanti della libertà. Quando Oromë guidò le schiere degli Elfi nella loro marcia verso ovest, alcuni rimasero indietro e non vollero andare innanzi, o non colsero il richiamo di Valinor. Questi hanno nome Lembi, quelli che rimasero, e la maggior parte di costoro era di razza Teleri. / Quelli invece che seguirono Oromë sono chiamati Eldar, quelli che partirono. [Questa frase fu cancellata e corretta minuziosamente per leggervi: Ma Oromë chiamò gli Elfi Eldar o “popolo delle stelle”, e questo nome fu poi assunto da tutti coloro che lo seguirono, sia dagli Avari (o “Quelli che partirono”), i quali abbandonarono la Terra di Mezzo, sia da coloro che infine rimasero indietro (cambiato da coloro che infine rimasero nel Beleriand, gli Ilkorindi del Doriath e delle Falas).] Ma non tutti gli Eldar giunsero a Valinor o alla città degli Elfi nella terra degli Dèi sulla collina di Kôr. Difatti, oltre ai Lembi, che non giunsero mai nell’Ovest delle Terre Interne fino a ere successive, v’era il popolo dei Teleri che rimase nel Beleriand, come si dirà in seguito, e il popolo dei Noldor che si allontanò durante la marcia e giunse anch’esso più tardi nell’est del Beleriand. Questi sono gli Ilkorindi che sono annoverati comunque tra gli Eldar, ma non traversarono i Grandi Mari fino a Kôr mentre i Due Alberi erano ancora in fiore. Così avvenne la prima divisione delle lingue degli Elfi, in Eldarin e Lemberin; poiché gli Eldar e i Lembi non s’incontrarono nuovamente per molte ere, finché le loro lingue non divennero del tutto estranee.
[Lhammas A, la versione precedente di questo testo, presenta nel finale di questo capitolo una ricostruzione leggermente diversa:]
Questi sono chiamati Lembi, o quelli che furono lasciati indietro. Gli altri invece furono chiamati Eldar, quelli che partirono. Così avvenne la prima separazione delle lingue, perché gli Eldar e i Lembi non s’incontrarono nuovamente per molte ere. Coi Lembi si fusero e si annoverano quelli delle tre stirpi degli Eldar che si dispersero lungo la strada, o disertarono la schiera, o si persero nelle tenebre del mondo antico; eccetto i resti dei Teleri e del popolo di Thingol che si trattennero nel Beleriand. Anche questi sono chiamati Eldar, tuttavia sono appellati Ilkorindi, perché non giunsero mai a Valinor o alla città degli Elfi nella terra degli Dèi sulla collina di Kôr. La lingua degli Ilkorindi del Beleriand mostrava ancora in epoche successive la sua parentela con il Teleriano, e così il Quendiano fu diviso in tre: Eldarin, Ilkorin e Lemberin; ma quest’ultima favella era sparpagliata e differente e non fu mai unitaria.
3

Nella marcia verso l’Occidente i Lindar furono i primi a partire, e la casa principale tra loro era quella di Ingwë, alto re degli Eldalië e il più antico di tutti gli Elfi, poiché fu il primo a destarsi. La sua casata e il suo popolo sono chiamati Ingwelindar o Ingwi. La marcia iniziò quando gli Elfi avevano dimorato per circa trent’anni di Valinor nelle Terre Interne, e passarono altri dieci anni di Valinor prima che le prime compagnie dei Lindar raggiungessero le Falassë, ossia le coste occidentali delle Terre Interne, ove anticamente era situato il Beleriand. Allora ogni anno di Valinor ai tempi degli Alberi era come dieci anni di adesso, ma prima della creazione del Sole e della Luna il cambiamento e la crescita di tutti gli esseri viventi procedevano lenti, pure nelle Terre Interne. Perciò non v’era ancora molta differenza nelle parlate delle tre stirpi degli Eldalië. Nell’anno dei Valar 1950 i Quendi si destarono, nell’anno 1980 diedero inizio alla loro marcia, nell’anno 1990 i Lindar valicarono le montagne fino al Beleriand e nell’anno 2000 degli Dèi i Lindar e i Noldor traversarono i mari giungendo a Valinor, nell’occidente del mondo, e dimorarono nella luce degli Alberi. I Teleri invece si attardarono nella marcia e giunsero più tardi, e rimasero indietro nel Beleriand per dieci anni di Valinor, dimorando nelle Falassë e amando il mare sopra ogni altra cosa. E di lì in poi, come è narrato nel Quenta, essi dimorarono, a causa delle gesta di Ossë, per un’era, ossia 100 anni dei Valar, a Tol-eressëa, l’Isola Solitaria, nella Baia di Faërie, prima di salpare infine con le loro navi-cigno per le coste di Valinor. La lingua dei Teleri si separò quindi in una certa misura da quella dei Noldor e dei Lindar, restandone sempre separata sebbene affine.
[Lhammas A nel finale di questo capitolo risulta leggermente diverso:]
Perciò la lingua dei Teleri a Tol-eressëa si distaccò in qualche misura dalla parlata di Lindar e Noldor, e in seguito essi si attennero alla propria lingua; sebbene, dimorando molte ere dopo in amicizia dappresso a Lindar e Noldor la lingua dei Teleri progredì, coi cambiamenti che avvennero a Valinor, allo stesso modo della stirpe stessa, e si distaccò ampiamente dalla parlata Teleri nel Beleriand (dove peraltro al di fuori di Valinor i cambiamenti erano più rapidi).
Tratto dal Lhammas, in La Strada Perduta e Altri Scritti, V volume della Storia della Terra di Mezzo
-Rúmil