Per lunghe ere i Valar dimorarono felici nella luce degli Alberi di là dalle Montagne di Aman, ma tutta la Terra di mezzo giaceva nel crepuscolo sotto le stelle. Al nord, però, Melkor raccoglieva le proprie forze, non dormiva ma vegliava, e lavorava; e le creature malvagie da lui sedotte si aggiravano ovunque, e i boschi scuri e immersi nel sonno erano visitati da mostri e figure paurose. E in Utumno, Melkor raccoglieva attorno a sé i propri demoni, quegli spiriti che per primi erano passati a lui nei giorni del suo splendore ed erano divenuti massimamente simili a lui nella sua corruzione: i loro cuori erano di fuoco, ma erano ammantati di oscurità, e il terrore li precedeva; avevano fruste fiammeggianti. Balrog, così vennero chiamati in seguito nella Terra di mezzo. E in quel tempo oscuro, Melkor produsse molti altri mostri di diverse sembianze e generi, che a lungo turbarono il mondo; ed ecco che il suo reame si estese ancor più a sud sopra la Terra di mezzo.
E Melkor costruì anche una rocca e un arsenale non lungi dalle rive nordoccidentali del mare, per resistere a ogni assalto che venisse da Aman. A comandare quel luogo forte era Sauron, luogotenente di Melkor; ed esso era detto Angband.
Ora, avvenne che i Valar tennero concilio e Yavanna prese la parola al cospetto dei Valar, e disse: «Possenti di Arda, la Visione di Ilùvatar è stata breve e ben presto cancellata, sicché forse non possiamo indovinare con sufficiente esattezza il momento prestabilito. Ma di questo siate certi, che esso s’avvicina, ed entro quest’era la nostra speranza sarà manifesta, e i Figli si desteranno. Lasceremo dunque desolate e in preda al male le contrade dove dimoreranno? Dovranno essi aggirarsi nel buio mentre noi abbiamo luce? Chiameranno signore Melkor mentre Manwë troneggia su Taniquetil?».
Ma, al cenno di Manwë, parlò Mandos e disse: «In quest’era invero i Figli di Ilùvatar verranno, ma non è ancora il momento. Inoltre, è destino che i Primogeniti giungano nella tenebra, e innanzitutto vedano le stelle. Grande luce ci sarà al loro declino. E sempre nel momento del bisogno invocheranno Varda».
Allora Varda s’allontanò dal concilio e guardò giù dalla cima di Taniquetil, e scorse la tenebra della Terra di mezzo sotto le stelle innumerevoli, fioche e lontane. Poi diede mano a una grande opera, maggiore di tutte quelle dei Valar dacché erano venuti in Arda. Attinse le argentee rugiade dalle tinozze di Telperion, e con esse fabbricò nuove e più lucenti stelle per la venuta dei Primogeniti; sicché lei, il cui nome fin dalle profondità del tempo era Tintallë, l’Accenditrice, in seguito dagli Elfi fu detta Elentari o Elbereth, Regina delle Stelle.
Si vuole che, proprio mentre Varda terminava le sue fatiche, si destarono i Figli della Terra, i Primogeniti di Ilùvatar. Per ciò essi hanno sempre amato il lume delle stelle, adorando Varda Elentàri più di tutti i Valar.
Manwë sedette a lungo pensieroso su Taniquetil, e chiese consiglio a Ilùvatar. Poi, sceso a Valmar, convocò i Valar all’Anello della Sorte, e vi giunse anche Ulmo dal Mare Esterno.
Allora Manwë disse ai Valar: «Questo è il consiglio di Ilùvatar entro il mio cuore: che noi si debba riprendere il dominio di Arda, a qualsiasi prezzo, liberando i Quendi dall’ombra di Melkor». I Valar si apprestarono e mossero da Aman in formazione di guerra, risoluti a sferrare l’assalto alle roccheforti di Melkor e distruggerle. Mai Melkor dimenticò che tale guerra gli era stata mossa per amore degli Elfi, e che questi erano stati la causa della sua sconfitta. Eppure, nessuna parte ebbero gli Elfi in quei fatti, e punto o poco sanno della cavalcata dei possenti dell’Ovest che mossero contro il Nord all’inizio dei loro giorni.
Lungo e duro fu l’assedio di Utumno, e molte le battaglie che si combatterono davanti alle sue porte, di cui nulla, salvo il fragore, è noto agli Elfi. Alla fine, però, le porte di Utumno vennero infrante e le aule scoperchiate, e Melkor cercò rifugio nell’estrema voragine. Allora Tulkas s’avanzò in veste di campione dei Valar, e combattè con lui e lo atterrò; e Melkor fu legato con la catena Angainor che Aulë aveva forgiata, e condotto in cattività; e il mondo ebbe pace per una lunga era.
Ciononostante, i Valar non scoprirono tutti gli immensi conterranei e le caverne astutamente celate ben sotto le fortezze di Angband e di Utumno. Molte creature perfide ancora vi albergavano, e altre si dispersero e fuggirono nella tenebra, vagando per i luoghi desolati del mondo, in attesa di un’ora più malignamente propizia; e neppure Sauron, i Valar trovarono.
Ma quando la Battaglia ebbe termine, e dalla rovina del Nord grandi nubi si levarono a nascondere le stelle, i Valar portarono Melkor a Valinor, legato mani e piedi, gli occhi bendati; ed egli fu trascinato all’Anello della Sorte. Quivi giacque a faccia in giù ai piedi di Manwë e ne implorò il perdono; ma la sua preghiera non fu ascoltata, ed egli venne imprigionato nella roccaforte di Mandos, donde nessuno può evadere, Vala, Elfo o Uomo mortale che sia. Vaste e robuste sono quelle aule, ed esse erano state costruite nella parte occidentale della terra di Aman. Ivi Melkor fu destinato ad abitare per tre ere, prima che la sua causa fosse ridiscussa o che potesse invocare nuovamente il perdono.
{J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion;
Utumno by Dymindstarr}
-Stella del Vespro