L'EVOLUZIONE DELLA LEGGENDA - I. Poesia dalla History of Middle Earth [3] Estratto dal Lai del Leithian

Di Carcharoth Rosse Fauci

 

 

Carcharoth, art by Magdalena Katańska

Carcharoth, Rosse Fauci, lo chiamano
i canti degli Elfi. Non aveva ancora lasciato,                    3740
devastante, rovinoso, le porte
di Angband. Là egli, insonne, attende;
là, dove incombono quei grandi, minacciosi portali,
ardono nel buio i suoi occhi rossi;
snudati ha i denti, spalancate le fauci;                            3745
e nessuno può camminare, strisciare, scivolare,
né minaccioso oltrepassare il suo potere
per entrare nei vasti sotterranei di Morgoth.

E ora, ecco! Dianzi ai vigili suoi occhi
egli, lontano, scorge una forma furtiva                            3750
che striscia in quella cupa piana
e si arresta e guata e poi ancora
furtivamente avanza, una forma di lupo
smunta, esausta, con le fauci spalancate;
e sopra di essa, in cerchi ampi, come un pipistrello,     3755
un’ombra, lentamente, vola e rigira.
Era facile veder vagare là simili forme,
in quella terra ch’era la dimora loro;
eppure d’un’inquietudine strana si riempie
il suo animo e lo colgono presaghi pensieri.                  3760

“Qual mai aspro terrore, che guardiano spaventoso
ha posto là Morgoth, in attesa, sbarrando
le sue porte a ogni piede che vuol entrare?
A lungo abbiamo camminato e ora incontriamo
le vere fauci della morte spalancate                              3765
tra noi e la meta nostra! Eppure mai
avemmo noi speranze. Non torneremo indietro!”

Transformed, by Ted Nasmith

Così parla Beren mentre, camminando,
s’arresta e scorge, con occhi di lupo mannaro,
l’orrore che dinanzi a loro giace.                                    3770
Poi, con disperazione, proseguì, avanzò,
rasentando i pozzi neri che ampi si aprono
là dove re Fingolfin in modo rovinoso cadde,
solo, dinanzi alle porte dell’inferno.

Davanti a quelle porte se ne stettero, soli,                   3775
mentre, pieno di dubbi, Carcharoth con occhi
torvi li guardava; poi, ringhiando, parlò,
ridestando echi tra quelle arcate:
“Salve! Draugluin, signore dei miei congiunti!
Molto tempo è passato da quando qui                        3780
venisti. Sì, ed è strano, molto strano davvero,
vederti adesso; un mutamento doloroso
è in te, signore, che tanto feroce un tempo,
tanto impavido, ratto com’è ratto il fuoco,
correvi per deserti luoghi! Mentre ora                          3785
stancamente ti pieghi e ti chini!
È duro ritrovare il faticoso respiro
quando i denti di Huan, affilati come la morte,
ti hanno lacerato la gola? Qual fortunato caso mai
ti riconduce qui, vivo, a portare…                                  3790
Ma sei tu Draugluin? Avvicinati!
Voglio sapere di più e vederti meglio!”

 

***

 

Il Lai del Leithian, vv. 3739-3792, canto XII
tratto da “I Lai del Beleriand”, III volume della Storia della Terra di Mezzo.

 

-Rúmil

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