Benvenuti a Caras Galadhon!

Il sole stava tramontando dietro le montagne, e le ombre si oscuravano nei boschi, quando essi si rimisero in cammino. Il loro sentiero s’inoltrava tra gruppi d’alberi ove già era penetrato il crepuscolo.
La notte discese sotto le fronde mentre avanzavano, e gli Elfi accesero le loro lampade d’argento.
D’un tratto furono di nuovo all’aperto, sotto un pallido cielo notturno punteggiato da qualche stella precoce. Si stendeva innanzi a loro un ampio spazio senza alberi, di forma ovale e dalle estremità ricurve. Al di là vi era un profondo fossato, immerso in tenue ombra, ma l’erba sull’orlo era verde, memore dell’ardore del sole scomparso. Ancor oltre, si ergeva alto un verde muro che circondava un verde colle ove si affollavano gli alberi d’oro più imponenti che avessero visto in tutto il paese. Impossibile precisare la loro altezza: giganteggiavano nel vespero come torri viventi. Tra i loro rami frondosi e le loro foglie sempre vibranti, brillavano innumerevoli luci, verdi, oro ed argento. Haldir si rivolse alla Compagnia.
«Benvenuti a Caras Galadhon!», disse. «Questa è la città dei Galadhrim ove dimorano il Sire Celeborn e Galadriel, la Dama di Lórien. Ma da qui non possiamo entrare, poiché i cancelli non sono rivolti a nord; dobbiamo giungere sino al lato sud, e la via non è breve, perché la città è grande».

{J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Lo Specchio di Galadriel, Arrival at Caras Galadhon by Ted Nasmith}
– Ancalagon

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back To Top