Ancalagon

Avanzò il Re. Innanzi a lui il destino.

Dal buio Dunclivo nel cupo mattino
il figlio di Thengel partì col suo scudiero
giunse ad Edoras, l’antico palazzo
del trono del Mark, velato da brume;
avvolte in tenebre le volte dorate.
Disse addio al suo libero popolo,
al focolare, al trono ed agli amati luoghi,
felici dimore prima dell’oscurità.
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il sole sulle margherite

 «Questo metterà in imbarazzo questa repellente creatura sotterranea» pensò.
Un occhio in un azzurro viso
vide un altr’occhio dentro un verde viso:
«Quell’occhio è come me, però è laggiù,
mentre il mio occhio se ne sta quassù»*.
 «Sss, sss, sss!» disse Gollum.
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Non ha voce e grida fa

 Poi pose il suo secondo indovinello:
Non ha voce e grida fa,
non ha ali e a volo va,
non ha denti e morsi dà,
non ha bocca e versi fa*.
 «Un attimo!» gridò Bilbo, che stava ancora pensando con angoscia al fatto di essere mangiato.
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 Ivi l’antica strada, ritornando sulla riva del Fiume, scendeva dolcemente sino al bordo di un basso laghetto. Pareva che l’incavo non fosse artificiale, bensì scavato dalle acque che precipitavano vorticose da Sarn Gebir contro un basso spuntone di roccia che si ergeva in mezzo alla corrente.
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 Sollevandosi di nuovo, allontanando il dolore, curvò sotto di sé i tentacoli e balzò indietro con movimento convulso. Sam era caduto in ginocchio accanto alla testa di Frodo, in preda alle vertigini per via del lezzo, ma stringendo ancora con ambedue le mani l’elsa della spada.
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Trenta bianchi destrier
su un colle rosso
battono e mordono,
ma nessun si è mosso*.
 Questo fu tutto quello che gli venne in mente di chiedere – non riusciva a pensare ad altro che a mangiare. Era per giunta un indovinello vecchio, e Gollum.
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 Una dopo l’altra, tutte le imbarcazioni furono trasportate da Boromir ed Aragorn, mentre gli altri li seguivano arrancando faticosamente con i bagagli. Infine tutto fu pronto sul ciglio dell’antica strada. Da allora avanzarono tutti insieme senza ulteriori inconvenienti, eccetto l’intralcio dei rovi e delle numerose pietre franate.
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 Ma Shelob non era come i draghi, e non possedeva altro punto delicato che gli occhi. Piena di fossi, di bozzi e di putridume era la sua vecchissima pelle, ma protetta all’interno da innumerevoli spessori di orrendi tumori. La lama aprì un terribile squarcio, ma era impossibile trafiggere quelle coriacee pieghe, anche con una spada forgiata da Elfi o da Nani e brandita dalla mano di Beren o di Tulin.
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