Era forse un poco rimbambito a causa dell’età, della sfortuna e del continuo rimuginare sull’antico splendore di Moria ai tempi degli avi; o forse l’Anello stava ora diventando malefico, poiché il padrone si era risvegliato, e lo spingeva verso la follia e la distruzione. Dal Dunland, dove abitava allora, si recò a nord con Nàr, ed essi traversarono il Valico Cornorosso e giunsero ad Azanulbizar.
All’arrivo di Thrór il Cancello di Moria era aperto. Nàr lo supplicò di essere cauto, ma egli non vi fece caso, e vi entrò con il portamento altero di un erede che ritorna. Nàr non lo vide più uscire. Rimase lì nascosto per molti giorni, finché una sera udì un grido e lo squillo di un corno, e un corpo venne scaraventato sugli scalini esterni. Temendo che fosse Thrór, si avvicinò strisciando, ma una voce gridò dal cancello:
«Coraggio, barbuto! Ti vediamo benissimo. Ma non devi avere paura, oggi. Ci servi come messaggero».
{J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Appendici, Il Popolo di Durin, Azog and Nàr by steamey on DeviantArt}
– Ancalagon