Prima del Tempo – Dopo il Tempo
Tilion è forse il Maia che, nel corso della sua permanenza in Eä, ha attraversato la più radicale trasformazione, salvo forse il solo Sauron. Il suo nome, traducibile come “dotato di corno” (da “til”, Quenya per “punta, corno”), potrebbe essere stato creato successivamente alla sua salita in cielo, a partire dalle forme che talvolta la Luna assume.
Nei tempi felici di Arda Primigenia, Tilion era un cacciatore della schiera di Oromë, famoso per la sua abilità nel tiro. Brandiva l’arco d’argento Telpeluva, e sempre riflessi argentei segnalavano le sue instancabili cacce, al seguito del Valar suo signore o per proprio conto.
Nel suo tempo libero, ci raccontano le cronache giunte da Valinor, amava riposarsi nei Giardini di Lórien, vicino agli stagni di Estë, Signora di quei luoghi insieme a Irmo suo sposo. E invero la cura della signora del riposo rappresentava un atteso piacere per Tilion, che a lungo indugiava tra gli stagni, colmando il proprio sguardo con la luce di Telperion.
Molti anni dopo, anche secondo il computo dei Valar, Morgoth attuò la propria vendetta avvelenando insieme a Ungoliant gli Alberi di Valinor e fuggendo nella Terra di Mezzo.
Tilion fu tra i primi ad accorrere al fianco di Laurelin e Telperion, e fu lui a raccogliere l’ultimo fiore che l’albero di argento, da lui tanto amato, fu in grado di produrre.
In virtù del suo legame con Telperion, quando Aulë creò un vascello per ospitare il fiore e utilizzarlo per illuminare la notte in comunione con le stelle di Varda, Tilion si offrì volontario per guidarlo, e i Valar acconsentirono a fare di lui il nocchiero della Luna, che per prima si levò in cielo quando i Noldor, in fuga da Valinor, sbarcarono sulle sponde di Lammoth e presero parte alla Dagor-Nuin-Giliath, la battaglia sotto le stelle che li vide vincitori contro le schiere dell’Oscuro Signore.
Alcuni tramandano che Tilion scelse questo ruolo non solo per il proprio amore verso Telperion, ma anche per quello verso Arien, la Maia scelta per guidare il cocchio del Sole creato a partire dall’ultimo frutto di Laurelin il Dorato.

È per questo che la Luna mostra un comportamento nei cieli molto più incostante del Sole, talvolta cambiando il proprio percorso e facendo sì che entrambi gli astri siano visibili insieme nel cielo, quando Tilion cerca di avvicinarsi alla sua amata. E si racconta che un giorno, attratto dallo splendore di Arien, si fosse spinto così vicino da bruciare se stesso e il vascello che guidava, lasciando da allora scure macchie sulla superficie della Luna che ancora oggi possiamo vedere, oscurandone la brillantezza. Anche a cagione di ciò gli Elfi chiamano la Luna Ràna, la “Vagante”.
Anch’egli, come Arien, abbandonò la propria forma corporea quando salì sul vascello, divenendo un lampo di luce argentea.
Valente guerriero, seppe respingere gli attacchi delle creature malvagie inviate da Morgoth per distruggere i vascelli, tanto che già prima della fine della Prima Era l’Oscuro Signore aveva rinunciato a combatterlo.
Una nota a margine merita la citazione tradizionale dell’Uomo della Luna nella canzone cantata da Frodo alla Locanda del Puledro Impennato di Brea: L’uomo della Luna è rimasto alzato troppo a lungo. Benché il riferimento possa essere correlato a Tilion, una tradizione più antica vuole che questo Uomo della Luna fosse in realtà un Elfo chiamato Uolë Kúvion (letteralmente “Uomo della Luna”), ormai anziano, che si era nascosto nel vascello della Luna poco prima che fosse tratto in cielo, diventando visibili in alcune occasioni anche dagli abitanti della Terra. Quali fossero i suoi legami con Tilion e la sua ventura, al di là di quanto raccontato nella filastrocca, non è dato sapere nelle cronache di Uomini, Elfi o Hobbit.