Temo che Minas Tirith cadrà

Quasi impercettibile gli sembrò di udire un grido alto nei cieli: debole ma raccapricciante, gelido e crudele. Pipino impallidì e si accasciò contro il muro.
«Che cos’era?», domandò Beregond. «Anche tu hai sentito qualcosa?».
«Sì», balbettò Pipino. «È il segnale della nostra sconfitta, l’ombra del destino, un Crudele Cavaliere dell’aria».
«Sì, l’ombra del destino», ripeté Beregond. «Temo che Minas Tirith cadrà. Sento svanire in me persino il calore del sangue».
* * *
Rimasero seduti per qualche tempo in silenzio con la testa china. Poi ad un tratto Pipino levò lo sguardo e vide che il sole brillava ancora, che gli stendardi svolazzavano al vento. Si scosse.
«È passato», disse. «No, il mio cuore si rifiuta di disperare. Gandalf cadde, eppure è ritornato ed è qui fra noi. È ancora possibile rimanere ritti, anche solo su di una gamba, o almeno sulle ginocchia».
«Ben detto!», esclamò Beregond, levandosi in piedi e camminando su e giù. «No; benché ogni cosa debba un giorno scomparire del tutto, per Gondor l’ora non è ancora giunta. Anche se le mura saranno conquistate da inesorabili nemici che vi innalzeranno davanti una montagna di carogne, vi sono ancora altre fortezze e sentieri segreti per fuggire nelle montagne. La speranza ed i ricordi potranno sopravvivere in qualche valle nascosta ove l’erba è verde».

{J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Minas Tirith, Beregond by NimwenHabareth}
– Ancalagon

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