Aule Atemporali, Prima del Tempo – ?, Dopo il Tempo
Nel novero dei Valar, massimamente rispettato tra Elfi e Uomini è Oromë il Cacciatore. É considerato uno dei Valar più potenti ed è parte dei sette Aratar, i grandi di Arda, gli Ainur dotati di maggior prestigio, splendore e potenza.
Era egli un cacciatore di mostri e creature malvagie, e cavalcava il suo destriero Nahar. E quando voleva richiamare i propri vassalli o terrorizzare i suoi nemici, egli suonava il suo grande corno, il Valaróma.
Proprio questa natura di Oromë come cacciatore di mostri ci spinge a qualche riflessione in più sullo stato e la fauna di Arda Primigenia.

Poiché, benché poco ne sia detto nelle antiche cronache, questa frase contiene in sé la conferma che molti dei mostri che incontriamo nei secoli successivi – e che non sono né Ainur incarnati, né loro creazioni o corruzioni – esistevano già agli albori del mondo, essendosi generati insieme ad essa, nelle profondità insondabili della Grande Musica. E tra di essi senz’altro vi erano Ungoliant, l’Osservatore nell’acqua, i Mangiaterra e i Giganti di pietra. E forse, sopra di loro, difformi per indole e natura, anche creature come Tom Bombadil e Baccador.
Oromë amava i cavalli e i segugi, così come tutti gli alberi e le foreste. Nei boschi di Yavanna a Valinor, addestrava il suo popolo e le sue bestie a cacciare le creature malvagie di Melkor. Cacciava tutte le bestie ripugnanti di Morgoth e, quando suonava il suo corno, tutti capivano che i boschi erano stati purificati. Oromë era noto per la sua terribile collera, e si dice che, a differenza di Tulkas, che invece rideva spesso, sempre il suo volto era scuro quando andava e tornava dalla pugna.
Era fratello di Nessa e marito di Vána.
Durante gli Anni degli Alberi, dopo che la maggior parte dei Valar si era ritirata completamente dalla Terra di Mezzo per nascondersi in Aman, Oromë fu l’ultimo a recarsi a Valinor, e anche allora continuava di tanto in tanto a cacciare nelle foreste della Terra di Mezzo. Ivi, durante il Sonno di Yavanna, dava la caccia a mostri e creature malvagie; e sempre le ombre fuggivano fino alla sua partenza. Ma tali e tanti erano i servi del Nemico, che non appena Oromë tornava ad Ovest, essi riprendevano a crescere e a moltiplicarsi.
Essendo un possente cacciatore, fu protagonista delle guerre contro Morgoth, che temeva la sua collera. Per contrastarlo, Melkor innalzò le Montagne Nebbiose come ostacolo ai suoi passaggi e diffuse tra gli Elfi, tramite le sue spie e le spettrali creature ch’egli diffondeva nella Notte, il terrore di un oscuro Cavaliere che, a cavallo del suo destriero selvaggio, avrebbe divorato gli Elfi che si allontanavano troppo.

Oromë fu il primo tra i Valar a trovare gli Elfi a Cuiviénen. Quando alcuni, infine, osarono avvicinarsi e gli chiesero il nome, rispose: “Oromë”. Quando gli chiesero cosa significasse, rispose ancora: “Oromë. Solo a me è dato; perché io sono Oromë”. Si ricorda che il suo nome in lingua Valarin era Arômêz, ma molti appellativi gli furono rivolti nei secoli successivi: in lingua Sindarin era ad esempio chiamato Tauron, ovvero “Signore delle Foreste”. E Aldaron dal simile significato in Quenya, e Arum tra i Noldor del Nord. Araw è invece la traduzione Sindarin del suo nome. Per questo, poiché Oromë fu l’unico Vala a viaggiare nella Terra di Mezzo durante i Giorni Antichi, si credeva — anche durante la Terza Era — che i buoi selvatici trovati nei pressi del Mare di Rhûn discendessero dal suo bestiame, e per questo divennero noti come Buoi di Araw.
Sebbene avesse molti titoli gloriosi, li tenne per sé affinché gli Elfi non ne avessero paura. Quando gli Elfi chiesero anche il nome del suo cavallo e se avesse un significato, Oromë rispose: “Nahar, ed è chiamato così per il suono della sua voce, quando desidera correre”.
Fu Oromë a dare agli Elfi il nome di Eldar. Volendo proteggerli, li accompagnò da Cuiviénen fino al Beleriand.
Dopo la distruzione dei Due Alberi di Valinor, Oromë guidò il suo esercito all’inseguimento di Morgoth e Ungoliant, ma furono respinti dalle tenebre di quest’ultima.
Oromë è anche uno dei pochi Valar di cui conosciamo per certo l’esistenza di un culto anche tra i cosiddetti Uomini Mediani che abitarono la Terra di Mezzo dopo la partenza degli Edain per Númenor. Ad esempio, Béma era il nome usato dai Popoli del Nord per indicare Oromë. Come grande cacciatore e cavaliere tra i Valar, egli e il suo destriero Nahar erano conosciuti presso il popolo di Rohane e i loro predecessori, che abitavano la Valle dell’Anduin. E i Rohirrim sostenevano che i loro cavalli più nobili, i mearas, discendessero da antenati portati dall’Ovest da Béma in persona.
Altro su Oromë il Cacciatore non si può dire, se non ricordare i frammenti di un’ultima profezia, riguardante Dagor Dagorath che verrà combattuta alla fine dei Tempi, e in cui ancora una volta Nahar guiderà la carica della cavalleria dei Valar sui campi di Arda, e in cui il suono del Valaróma dominerà la grande battaglia, quando Morgoth sarà definitivamente sconfitto, e il mondo distrutto e rigenerato.