“Ma i Cavalieri neri vedono?” chiese Merry
I cavalli neri vedono, – rispose Grampasso – ed i Cavalieri possono servirsi degli Uomini o di altri esseri come spie: e ne abbiamo avuto la prova a Brea. Essi non vedono il mondo di luce come noi, ma le nostre forme proiettano ombre nelle loro menti, che soltanto il sole di mezzogiorno può distruggere; e nell’oscurità percepiscono molti segni e molte figure che per noi sono invisibili: è allora che bisogna temerli maggiormente. E ad ogni attimo fiutano il sangue dei vivi, desiderandolo e odiandolo. E poi esistono altri sensi, oltre la vista e l’odorato. Noi sentiamo la loro presenza … : ci ha turbato il cuore, appena siamo giunti qui, e prima che li vedessimo. Loro percepiscono la nostra presenza ancora più intensamente. Infine», aggiunse, e la sua voce non fu più che un sussurro, «l’Anello li attira».
«Ma allora non c’è scampo!», esclamò Frodo, guardandosi intorno smarrito e disperato. «Se mi muovo, sarò visto ed inseguito! Se rimango, li attirerò su di me!».
Grampasso gli posò la mano sulla spalla. «Non disperare», gli disse. «Non sei solo. Prendiamo come segnale questa legna pronta per il fuoco. C’è poco riparo e poca possibilità di difesa in questo luogo, ma il fuoco servirà ad ambedue gli scopi. Sauron può adoperare il fuoco per fini malvagi, come fa con tutte le altre cose, ma questi Cavalieri non lo amano e temono coloro che lo posseggono. Il fuoco è il nostro amico nelle terre deserte e selvagge».
Frodo ed i suoi compagni si accovacciarono vicino al fuoco, avvolti in tutti gli indumenti e le coperte che possedevano; Grampasso invece, seduto un po’ distante, fumava pensieroso la pipa, accontentandosi di un unico mantello.
Quando la notte incominciò a infittirsi e la luce del fuoco rifulse nell’oscurità, egli si mise a raccontar delle storie, per distrarre le loro menti dalla paura. Conosceva un’infinità di storie e di leggende del passato, che parlavano di Elfi e di Uomini, e degli eventi piacevoli o nefasti dei Tempi Remoti. Essi si chiedevano quanti anni avesse e dove avesse imparato tutte quelle cose misteriose.
«Parlaci di Gil-galad», disse improvvisamente Merry, quando egli ebbe terminato una storia sui Regni degli Elfi. «Conosci altre strofe di quell’antico poema del quale ci parlavi?».
«Certo che ne conosco», rispose Grampasso. «Ed anche Frodo le sa, perché lo riguardano molto da vicino».
Merry e Pipino guardarono Frodo, il cui sguardo era perso nel fuoco.
«Vi racconterò la storia di Tinùviel», disse Grampasso, «in breve, perché è molto lunga e non se ne conosce la fine. Nessuno, al giorno d’oggi, la ricorda tale quale veniva narrata anticamente. E’ una bella storia, benché triste, come tutte le storie della Terra di Mezzo; eppure potrebbe rincuorarvi e infondere coraggio nel vostro animo»
J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli,
screen from P. Jackson’s movie
-Stella del Vespro