Abbiamo definito negli scorsi appuntamenti di questa rubrica il campo di indagine sulle lingue tolkieniane, compiendo una panoramica generale sui due principali idiomi (vale a dire quelli sui quali J. R. R. Tolkien ha concentrato il proprio studio, dunque quelli maggiormente codificati).
Per chiarire meglio alcune affermazioni fatte, e precisare ulteriormente la contestualizzazione di Quenya e Sindarin, tanto all’interno della narrazione in cui queste lingue sono state collocate quanto all’interno del processo creativo del loro inventore, nonché autore di queste storie, occorrerà adesso fare una digressione “storica”, e mettere tutto questo in relazione, almeno per sommi capi, con il racconto del popolo Elfico contenuto nel Silmarillion.

In particolare, in questo e nei prossimi post, ci riferiremo alla progressiva scissione degli Elfi nel corso della Grande Marcia, ovvero ciò che successe quando una parte consistente del popolo dei Quendi (“Elfi”, o più letteralmente “coloro che si esprimono con linguaggio articolato”, dalla radice KWEN(ED)) decise di intraprendere il viaggio che li avrebbe condotti dal luogo del loro risveglio in oriente, la terra di Palisor, o più precisamente la baia di Cuiviénen (lett. “Acque del Risveglio”) sulle sponde del mare interno di Helcar, fino al Grande Mare, e successivamente, almeno per una parte di questi, al Reame Beato di Aman, al di là del Mare Occidentale.
Inizialmente i Quendi, appena risvegliatisi alla luce delle stelle (che infatti avranno sempre care, e per questo motivo in seguito si legheranno molto alla figura sacra di Varda Elentári), scoprirono di essere in grado di esprimersi a parole, e di dare nome a tutte le cose che vedevano. Questa loro caratteristica innata, dalla quale prendono il nome (quet- significa per l’appunto parlare, da cui anche Quenta “racconto”), è per loro ciò che per noi umani è la capacità innata di formare pensieri.*
In Quendi & Eldar si dice che la prima parola pronunciata dai Quendi fu ele!, “guarda!” (il corrispondente dell’inglese lo!, “ecco!”, espressione di uso letterario, spesso associata a behold!), appena videro le stelle in cielo, stupefatti dalla loro bellezza. Ecco perché la radice EL- dell’Elfico primitivo diede origine a quella famiglia di parole di cui fanno parte anche elen “stella” e elda “elfo” (> eledh in Sindarin).
Qualche altro cenno storico che ci introduca alcuni concetti da sviluppare in seguito: il primo Vala occidentale a entrare in contatto con i neonati Elfi fu Oromë il Cacciatore.
Ciononostante non fu il primo Vala in assoluto: nel corso dei circa 350 anni trascorsi prima che i Valar si accorgessero della presenza degli Elfi, ovvero tra il 1050 e il 1085 YT (Years of the Trees, “Anni degli Alberi”, secondo la notazione cronologica in voga presso i Valar prima del Sole: un anno Valiano – o degli Alberi – corrisponde a circa 10 anni solari, per la precisione 9,582), Melkor il Nemico si era avveduto della loro comparsa, e temendoli e odiandoli, aveva inviato loro spie, e aveva catturato alcuni di loro. È possibile che i primi Orchi siano stati generati a partire da questi Quendi primigeni imprigionati e torturati.
Questo per dire che parleremo in seguito anche delle lingue di Valar e Orchi, formano un discorso a parte molto interessante.
Nel corso dei prossimi appuntamenti cercherò di fornire per ognuno degli stadi evolutivi delle lingue Elfiche qualche vocabolo di esempio, o laddove sia disponibile corpus attestato in quella lingua, delle frasi compiute, che commenteremo. In questo modo alla fine di questo percorso ci si potrà rendere conto della trasformazione avvenuta, e potremo anche immaginarci più facilmente il modo in cui parlavano gli Elfi di quest’epoca così remota.
*Nell’universo di Arda, infatti, all’avvento degli Uomini saranno proprio alcuni Elfi a insegnare loro il linguaggio (in una delle prime versioni del mito della comparsa degli Uomini è un Elfo Avaro, Nuin, a scoprire i primi uomini, ancora dormienti, e insegnare a due di loro, Ermon ed Elmir, i rudimenti dell’Elfico, da cui poi questi trarranno il loro proprio linguaggio – approfondiremo eventualmente in una sezione dedicata alle lingue umane).
Bibliografia di riferimento e opere citate:
- The Silmarillion (1977), ed. Christopher Tolkien.
- The Etymologies (1937-38) tratto da The Lost Road and other writings (1987) ed. Christopher Tolkien.
- The Annals of Aman (1958) tratto da Morgoth’s Ring (1993) ed. Christopher Tolkien.
- Quendi & Eldar (1959-60) tratto da The War of the Jewels (1994) ed. Christopher Tolkien.
- Le lingue degli Elfi della Terra di Mezzo. Vol. I: storia e sviluppo delle lingue elfiche di Arda (2016) di Gianluca Comastri.
Sitografia:
- Ardalambion/Primitive Elvish. https://ardalambion.net/primelv.htm
– Rúmil