Le mani del Re sono mani di guaritore

Merry sentì gli occhi appannarsi dalle lacrime e dalla stanchezza. Notò appena la distruzione e la strage tutt’intorno. L’aria era impregnata di fuoco, di fumo, di tanfo.
La salita pareva interminabile, un viaggio senza scopo in un incubo odioso, sempre più avanti, sino a finire nell’informe senza ricordi.
Pian piano le luci delle fiaccole innanzi a lui vacillarono e si spensero, ed egli camminava al buio; si disse: «Questa è una galleria che ci conduce a una tomba, ove rimarremo per sempre». Ma improvvisamente il suo sogno fu interrotto da una voce viva.
«Ebbene, Merry! Ringraziamo il cielo che ti ho trovato!».
Egli levò lo sguardo e la nebbia davanti ai suoi occhi parve diradarsi. Innanzi a sé vide Pipino! Erano in piedi uno di fronte all’altro in uno stretto sentiero, ove non passava anima viva. Si strofinò gli occhi.
«Credo che tu ti sia addormentato in piedi, ed abbia sbagliato strada. Quando ci siamo accorti che non eri con loro, Gandalf mi ha mandato a cercarti. Povero vecchio Merry! Come sono contento di rivederti!
«Non posso adoperare il braccio destro, Pipino, da quando ho colpito quello lì. E la mia spada è diventata cenere come fosse un pezzo di legno».
Il viso di Pipino si fece ansioso. «E’ meglio che tu venga con me al più presto», disse. «Se almeno riuscissi a portarti in braccio! Non sei in grado di camminare. Non avrebbero assolutamente dovuto lasciarti camminare, ma li devi perdonare. Sono successe tante cose così terribili nella Città, Merry, che è facile che un povero Hobbit tornato dalla battaglia passi inosservato».
«Non è sempre una sfortuna passare inosservato», disse Merry. «Proprio adesso mi è successo di… no, non posso parlarne. Aiutami, Pipino! Sta diventando di nuovo tutto buio, ed il mio braccio è freddo. Mi volete seppellire?», «No davvero!», disse Pipino cercando di sembrare allegro, benché il suo cuore fosse invaso da timore e da pietà. «No, stiamo andando alle Case di Guarigione».
Gandalf in persona venne a cercarli. Si curvò su Merry e gli accarezzò la fronte, poi lo sollevò con delicatezza. «Avrebbe dovuto essere trasportato con grande onore in questa Città», egli disse. «Ha degnamente corrisposto alla mia fiducia; se Elrond non avesse ceduto al mio desiderio, nessuno di voi due avrebbe intrapreso questo viaggio, e le nefandezze di questi giorni sarebbero state ancora più terribili».
Così finalmente Faramir, Éowyn e Meriadoc giacquero nelle Case di Guarigione e furono curati nel migliore dei modi.
Benché ogni scienza tradizionale avesse perduto ormai molto dell’antica perfezione, l’arte medica di Gondor era tuttavia ancora assai profonda, ed abile nel guarire sofferenti e feriti e qualunque tipo di malattia conosciuta dai mortali che vivevano ad est del Mare, eccetto la vecchiaia.
Ma ora la loro arte e la loro scienza erano confuse e perplesse: vi erano infatti molti che soffrivano di un male insanabile, ed essi lo chiamavano l’Ombra Nera, perché proveniva dai Nazgûl. E coloro che ne erano colpiti piombavano lentamente in un delirio sempre più profondo per poi passare al silenzio, a un freddo micidiale, e infine alla morte. Ed a coloro che curavano i malati parve che il Mezzuomo e la Dama di Rohan fossero stati duramente colpiti da quel male.
Allora una vecchia, Ioreth, la più anziana delle donne che servivano in quella casa, guardando il bel viso di Faramir si mise a piangere, perché tutti lo amavano. Ed ella disse: «Ahimè, se dovesse morire! Se almeno Gondor avesse dei re come quelli che pare regnassero in passato! Perché le antiche saghe dicono: Le mani del re sono mani di guaritore.
Allora Gandalf, che si trovava lì vicino, disse: «Gli Uomini ricorderanno forse a lungo le tue parole, Ioreth! In esse vi è della speranza. Forse un re è davvero tornato a Gondor: non hai forse udito le strane notizie giunte in Città?
Il principe Imrahil disse: «La vittoria è dunque spoglia di ogni felicità e pagata assai cara, poiché nel medesimo giorno sia Gondor che Rohan vengono privati dei loro capi.
Éomer comanda ormai i Rohirrim. Ma chi governerà nel frattempo la Città? Non dovremmo mandare a chiamare Sire Aragorn?». Allora un uomo dal manto grigio disse: «Egli è venuto». E quando avanzò nella luce della lanterna accanto alla porta, videro che era Aragorn, e che il grigio manto di Lórien copriva la sua cotta di maglia, e che non portava altri emblemi che la verde gemma di Galadriel.
J.R.R. Tolkien, Il Signore degli anelli;
screencaps form P. Jackson’s movie
-Stella del Vespro

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