La fama di Tolkien arriva però con i racconti della Terra di Mezzo

La fama di Tolkien arriva però con i racconti della Terra di Mezzo, principalmente con Il Signore degli Anelli (Bompiani, traduzione Vicky Alliata di Villafranca), la sua opera più conosciuta. Pubblicato in Italia nel ’70 (l’uscita inglese è di quindici anni prima), questo romanzo si divide in tre parti: La compagnia dell’anello, Le due torri e Il ritorno del re. Nella Terra di Mezzo l’avventura è alle porte per Frodo Baggins: ereditato dallo zio Bilbo un anello, rivelatosi l’Unico Anello dell’Oscuro Signore Sauron, inizia la sua epopea personale per distruggerlo, lanciandolo nel Monte Fato. Un viaggio dell’eroe – o dell’antieroe? – a fianco di compagni appartenenti a tutte le razze: elfi, nani, umani, Ent, hobbit.
Il Signore degli Anelli è un’opera che racchiude in sé leggenda, fiaba, tragedia e poema cavalleresco. Rappresenta un’allegoria della condizione umana: l’eterna lotta tra il bene e il male. Una caratteristica essenziale per il genere fantasy che molto spesso svolge le trame attorno a questo classico scontro. Ma le sfaccettature che Tolkien dà ai suoi personaggi, portano questo combattimento su un altro piano: non ci sono personaggi buoni o cattivi, ci sono le due parti di una sola persona. A partire da Frodo, passando per Gandalf e Aragorn, tutti i personaggi vivono una lotta interna tra il bene che alberga in loro, e l’oscurità che la bramosia di potere porta negli esseri umani.
In molti sostengono che Il Signore degli Anelli sia in realtà un’allegoria della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, dato che Tolkien aveva combattuto nel 1915, mentre i suoi figli lo avevano fatto nel ’39. Ma una sua affermazione, riportata dall’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, sembra smentire: “Detesto cordialmente l’allegoria in tutte le sue manifestazioni, e l’ho sempre detestata da quando sono diventato abbastanza vecchio e attento da scoprirne la presenza. Preferisco di gran lunga la storia, vera o finta che sia, con la sua svariata applicabilità al pensiero e all’esperienza dei lettori”.
Lo Hobbit (Bompiani, traduzione di Elena Jeronimidis Conte), pubblicato nel 1937, è il primo capitolo della saga di Arda. Lo scenario d’inizio è sempre quello della Contea, dove gli hobbit vivono le loro pacate esistenze. La pace, in particolare quella di Bilbo Baggins, viene turbata dallo stregone Gandalf e da tredici nani. Quasi come fosse una presentazione ufficiale, Tolkien introduce molti dei personaggi che si ritroveranno nella seconda parte della saga, come per esempio la strana creatura di nome Gollum. Un’altra avventura, di nuovo la Terra di Mezzo, la collaborazione tra le diverse razze.
Tutto ciò che viene pubblicato successivamente, è postumo e a cura del terzogenito Christopher. Anche Il Silmarillion (Bompiani, a cura di Christopher Tolkien e Marco Respinti, traduzione di Francesco Saba Sardi), inizialmente solo una mole di appunti, viene diffuso nel 1978, dopo l’intervento del figlio.
Nonostante sia l’ultima opera dello scrittore, viene considerata “opera prima” in quanto costituisce le fondamenta di tutto il suo mondo: gli eventi narrati sono datati Prima Era, alla quale si rifanno tutti i personaggi che si incontrano nelle storie dei libri successivi, dando una nuova chiave di lettura a chi legge.
Altri frammenti di rilevanza sono stati pubblicati come Racconti incompiuti o Racconti incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo (Bompiani, 1981, a cura di Christopher Tolkien, traduzione di Francesco Saba Sardi), Racconti ritrovati e Racconti perduti e I figli di Húrin.
La casa editrice italiana, Bompiani, ha pubblicato tutti i libri in una collana dedicata all’autore, che prende il nome de I libri di Tolkien. Inoltre, a collaborare per l’edizione integrale italiana del Il Signore degli Anelli, è stata la Società Tolkieniana Italiana.
{fonte https://www.illibraio.it/…/tolkien-signore-degli…/, J.R.R. Tolkien -caricature by Kyriakos Mauridis Artwork on USEUM}
– Ancalagon

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