“L’autore fantasy più importante”, è così che The Encyclopedia of Fantasy definisce Tolkien (John Clute, Grant Clute, The Encyclopedia of Fantasy, St. Martin’s Press, 1999), con la motivazione di aver ispirato nel tempo diversi altri autori, libri e prodotti di diversa fruizione legati al genere fantasy. Il Times lo posiziona invece al sesto posto nella classifica dei 50 più grandi scrittori inglesi dal 1945. E in Gran Bretagna le sue opere sono parte fondamentale della letteratura novecentesca scolastica.
Ma quali e quante sono le sue opere? Quali i suoi temi ricorrenti e le sue influenze?
I retaggi degli anni dell’infanzia e dell’adolescenza di Tolkien si palesano in tutti i suoi scritti: i paesaggi rurali inglesi, i contadini, la semplicità e la quiete del mondo agricolo. Ecco che nascono gli Hobbit, definiti dallo stesso autore “dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari”, che abitano proprio una Contea verde e rigogliosa, pacifica e allegra.
Gli anni passati a leggere fiabe antiche e studiare lingue straniere hanno aggiunto ciò che mancava per poter sviluppare l’intero mondo fantastico attorno alla Contea: razze diverse, territori dalle varie caratteristiche paesaggistiche e climatiche, forze del bene e del male. In vita pubblicò una decina di opere, dopo la morte i suoi appunti sono stati raccolti e curati, e alcuni devono ancora vedere la luce.
Mettendo da parte la sua attività saggistica – difficile però non citare Il medioevo e il fantastico (Luni Editrice, a cura di Gianfranco De Turris) – gli scritti dell’autore si possono suddividere tra i racconti su argomenti fantastici, spesso considerati per bambini, e le opere ambientate nella Terra di Mezzo. I primi, seppur conosciuti, non raggiungono la popolarità della saga dell’Anello del potere.
Per citare i più famosi, dove ricorrono quei temi così cari a Tolkien, Il cacciatore di draghi, (Bompiani, traduzione Isabella Murro), racconta di un protagonista contadino, abitudinario e fanfarone, costretto a trasformarsi in un eroe uccidendo un drago. Una trama che ricorda molto l’evoluzione di Bilbo Baggins, che da semplice hobbit si ritrova a combattere contro Smaug, ne Lo Hobbit.
L’intento de Il cacciatore di draghi è quello di definire un mondo che non abbia precise coordinate spazio-temporali. Un universo immaginario, popolato da draghi e giganti ma, allo stesso tempo, capace di far riscoprire l’importanza della realtà di tutti i giorni. Gli hobbit de Il Signore degli Anelli, così desiderosi di avventure e di abbandonare la Contea, durante il loro viaggio verso il Monte Fato ripenseranno spesso con malinconia alla loro terra, alle loro origini: alla semplicità della vita.
Tra le pubblicazioni dell’autore si trovano Albero e foglia (Bompiani, traduzione di Francesco Saba Sardi), la cui prefazione è il già citato saggio Il medioevo e il fantastico, raccolta di fiabe come Foglia di Niggle, Il fabbro di Wootton Major e altre ancora. Le avventure di Tom Bombadil (Bompiani, traduzione di Isabella Murro), Le lettere di Babbo Natale (Bompiani, a cura di Baillie Tolkien, traduzione di Marco Respinti, illustrazioni di J.R.R. Tolkien), Mr. Bliss (Rusconi, traduzione di Francesco Saba Sardi) e Roverandom, (Bompiani, a cura di Christina Scull & Wayne G. Hammond, traduzione di Francesca Bandel Dragone), che narra le avventure di un cane alato.

{fonte https://www.illibraio.it/…/tolkien-signore-degli…/, J.R.R. Tolkien Scribbles by Vincent McDonnell on Saatchi Art}
– Ancalagon

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