Il resoconto più breve di Pengolod: o Lammasethen
Delle lingue elfiche

Le lingue elfiche o Quendiane originarie derivarono da Oromë e quindi dal Valarin. Tuttavia, già nel breve periodo comune a tutte loro, ma in particolare nell’Eldarin, gli Elfi non solo modificarono e ammorbidirono i suoni, soprattutto le consonanti, del Valarin, ma iniziarono rapidamente a inventare nuove parole e forme, sviluppando una lingua propria.

A parte le nuove invenzioni, la loro lingua cambiava con lentezza. Ciò avveniva soprattutto a Valinor, ma valeva per tutte le lingue, poiché gli Elfi non periscono. In questo modo si vedrà che il Telerin, l’ultima favella a lasciare la Terra di Mezzo, isolata per un’era e dieci anni dei Valar prima nel Beleriand e poi a Tol Eressëa, cambiò più del Koreldarin, ma essendosi poi ricongiunta alle sue affini in Valinor, rimase strettamente simile a Noldorin e Lindarin. Il suo ramo parlato dai Teleri rimasti nel Beleriand per quasi 1000 Anni di Valinor, invece, cambiò più delle lingue di Valinor e ne divenne assai differente. Per certi versi esso si sviluppò come il ramo Daniano nell’Ossiriand.

L’Albero delle Lingue, nella versione che illustra il Lammasethen

All’inizio la lingua di Noldor e Lindar era molto simile. Ma dopo un certo lasso di tempo i Lindar smisero di risiedere a Tûn o di frequentare dappresso i Noldor, e il legame fu più stretto tra Noldor e Teleri. Inoltre, i Lindar usavano una forma di lingua che avevano ripreso dagli stessi Valar a Valmar, e questa, per quanto ammorbidita e modificata, era di nuovo per molti versi assai diversa dal vecchio elfico o Quendiano derivato da Oromë. Il Lindarin, che era una forma di Quendiano o di Oromiano, veniva adoperato solo tra loro e mai trascritto. Ma la loro nuova lingua (il Valinoreano) fu impiegata dai Lindar per conversare con gli Dèi e in tutti i loro volumi di poesia, storia e sapienza. Inoltre, fu la prima lingua elfica a essere trascritta e rimase sempre quella più usata per scrivere da Lindar, Teleri e Noldor. Vi si faceva anche ricorso da parte di tutti gli Elfi per conversare, specialmente tra quelli di stirpi e dialetti diversi. Anche gli Dèi facevano ricorso a tale lingua, e non al puro Valarin, nei loro scambi con tutti gli Elfi. Questa lingua fu chiamata da loro Quenya (cioè Elfico). Il Quenya è il Latino elfico, e questo è il nome dato alla sua forma comune usata e scritta da tutti gli Elfi. Vi si mescolano alcune forme e parole derivate da altre lingue elfiche (Oromiane). Tuttavia una forma più pura e arcaica è adoperata da Ingwë, Alto re degli Elfi, dalla sua corte e dalla sua casa, che non fa mai ricordo al comune Lindarin Oromiano; questa è l’Ingwiqenya.

Schema sui popoli elfici, sempre correlato al Lammasethen

L’antico Noldorin, per come fu adoperato all’inizio e trascritto nei giorni di Fëanor a Tûn, rimase la parlata dei Noldor che non lasciarono Valinor al suo ottenebramento, e ivi permane ancora, non particolarmente mutato e non molto diverso dal Lindarin. Viene chiamato Kornoldorin, o Finrodiano, poiché Finrod e molti dei suoi tornarono a Valinor e non si recarono nel Beleriand. Ma la maggior parte dei Noldor ritornò effettivamente nel Beleriand, e nei 400 anni di guerre contro Morgoth la loro lingua cambiò notevolmente. Questo per tre motivi: perché non si trovava più a Valinor; perché v’erano guerre e confusione e gran copia di morte tra i Noldor, e la loro lingua era dunque soggetta a vicissitudini simili a quelle degli Uomini mortali; e perché in tutto il mondo, ma soprattutto nella Terra di Mezzo, il cambiamento e la crescita nei primi anni del Sole furono assai profondi. Inoltre nel Beleriand la lingua e i dialetti degli Ilkorin Teleri erano parlate correnti, e Thingol loro re era assai potente; e il Noldorin nel Beleriand prese molto dal Beleriandico, specialmente nel Doriath. La maggior parte dei nomi e dei luoghi di quella terra fu data in forma Doriathrin. Il Noldorin fece ritorno, dopo la caduta di Morgoth, in Occidente e perdura ancora in Tol-eressëa, ove ora cambia poco; questa lingua deriva principalmente dalla favella di Gondolin, da cui proveniva Eärendel; tuttavia esse conserva molto del Beleriandico, poiché Elwing, sua consorte, era figlia di Dior, l’erede di Thingol; e conserva qualcosa dell’Ossiriand, poiché Dior era figlio di Beren, che nell’Ossiriand visse a lungo.

A Tol-eressëa sono conservati documenti dell’antica lingua dell’Ossiriand, che non è più; e anche la lingua degli Uomini dell’Ovest, gli Amici degli Elfi, da cui proveniva il lignaggio mortale di Eärendel. Ma tale lingua non sussiste più, e già negli antichi giorni gli Amici degli Elfi per lo più parlavano il Noldorin, o il Beleriandico; la loro lingua era essa stessa di origine Quendiana, essendo stata appresa a est delle Montagne da un ramo dei Daniani, congiunti di quegli Elfi dell’Ossiriand chiamati Elfi Verdi.

Queste sono le lingue elfiche ancora parlate o di cui si conservano scritti.

I Daniani appartenevano ai Lindar [> Noldor] e inizialmente presero parte alla marcia, ma deviarono verso sud e si allontanarono molto prima di raggiungere il Beleriand. Non giunsero nel Beleriand, e in seguito solo una parte di essi, per molte ere. Alcuni li considerano Eldarin, altri Lembi. In realtà non sono né l’uno né l’altro e la loro è una posizione intermedia.

Vanyar, art by Janka Latečková

Tratto dal Lhammas, in La Strada Perduta e Altri Scritti, V volume della Storia della Terra di Mezzo

-Rúmil

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