LA TERRA SENZA NOME
Dorate le luci laggiù indugiano e distendono
Su erba più verde dei giardini di quaggiù,
Su alberi più alti che toccano il cielo
Con foglie d’argento che oscillano chiare:
Per magica rugiada non conoscono morte,
Ove l’anno infinito non decade o sbiadisce,
Ove il meriggio senza età trascorre
Su prati e colline e mari silenziosi.
Non s’accosta laggiù il crepuscolo della sera,
Ove voci scorrono in coro velato,
O trillano in improvviso limpido canto.
E ricolmi sono i boschi di fuochi errabondi.
Fuochi errabondi ricolmano i boschi,
D’un verde perenne in radure baluginano,
In valli che rugiada immortale distillano
E fragranza di tutti i fiori che sbocciano.
Laggiù melodie traboccano in musica,
Fontane cadenti zampillano e scorrono,
E candida l’acqua dalle colline discende
In cerca del mare che vele non conosce.
Le sue voci empiono le valli profonde,
Ove spirando intensi su canne e rose selvatiche
Di là del confine del mondo soffiano i venti
A ridestare la fiamma di un fuoco errabondo.
Quel fuoco errabondo ha lingue di fiamma
I cui colori inestinti fremono tersi
Su foglie e terre senza nome
Cui a nessun cuore sperare è dato d’approdare vicino.
Niuna stella preannunzia l’oscurità senza sogni,
Senza luna è la notte sui tetri maresi,
Ampia acqua che a nessun piede è dato domare,
Un mare con coste racchiuse a strapiombo.
Mille e più leghe da quaggiù lo separano,
E fiorisce la spuma sul mare
Sotto scogliere d’inciso terso cristallo
Senza vincoli a spirare scintillanti sui lidi.
Senza vincoli ove spirano a chiome disciolte
Commiste alla luce della luna e del sole,
E grovigliato a quelle ciocche splendenti,
S’intesse un lucore d’oro e d’argento.
Laggiù battono i piedi e candide e nude
Flessuose le membra accorrono in danze,
Vestite di vento, d’aria agghindate…
Una tale bellezza da rimirare
Né Bran né Brendano la ottennero mai,
Che tra le spume di là dal mare più remoto
Osarono e dietro al sole si tuffarono
Su venti che ultraterreni spirano e liberi.
Di Tir-nan-Og più bella e libera,
Del Paradiso più indistinta e lontana,
Oh! riva di là del Mare Ombroso,
Oh! terra dimenticata delle cose perdute,
Oh! montagne che non conoscono uomo!
Solenni le ondate sulla barriera
Di là del confine del mondo, mi guidano;
Una stella errabonda io sogno in saluto,
Delle torri faro in Gondobar,
Più bella, ove vaghe nel cielo
Su remote colline, e inconcepibili
Le luci del desiderio avvampano e spengono.

Tratta da La Strada Perduta e Altri Scritti
Traduzione di Stefano Giorgianni e Edoardo Rialti
-Rúmil